I dischi di Neu Radio: Truth Club, Daykoda, Actress e Kamaal Williams
Gli ultimi consigli del 2023 dalla redazione di Neu Radio.
Enzo Baruffaldi, “Memoria polaroid” – un blog alla radio > TRUTH CLUB, Running From The Chase (Double Double Whammy, 2023)
Si intitola Running From The Chase ed è il secondo album dei Truth Club, band con base a Raleigh, North Carolina, che aveva esordito nel 2019 con Not An Exit.
L’evento più importante capitato ai Truth Club nel passaggio tra i due dischi è stato certamente un cambio nella formazione: ai tre componenti originali, e cioè il cantante e chitarrista Travis Harrington, la batterista Elise Jaffe e il bassista Kameron Vann, si è aggiunta la chitarrista, bassista e cantante Yvonne Chazal. Questo ha portato, di conseguenza, anche un cambiamento nel metodo e nello stile di scrittura delle nuove canzoni, ora più collettivo, avventuroso e aperto. Da un suono che si muoveva tra energico pop-punk e garage rock cantato a squarciagola, il gruppo ha maturato oggi un carattere più introverso, prediligendo trame più complesse, chiaroscuri post-punk, strutture mutevoli che a molti hanno ricordato i Sonic Youth e i Polvo. La forma, al tempo stesso tesa e compressa, travolgente e sofisticata, delle nuove canzoni contenute in Running From The Chase riflette ancora meglio i temi dei testi, sospesi tra racconti di malessere quotidiano, malinconia giovanile ma anche un certo cauto ottimismo. Dalle chitarre torbide emergono improvvisi lampi di laboriosa consapevolezza: come spiega la quasi Pavementiana “Dancing Around My Tongue”, “tutte le parole che canteremo / sono tutte quelle che abbiamo risolto / sistemato in una nuova forma / danzando attorno a questo posto migliore”. Per dirla con una battuta, non tutto l’emo viene quindi per soffrire, e Running From The Chase è un disco che questa sofferenza e questo tormento li attraversa sì, ma per andare oltre e guardare avanti.
Luca Garuffi, Stagione Zero > DAYKODA, UNO (La Tempesta, 2023)
Riuscire a mettere d’accordo quasi all’unanimità smanettoni di elettronica, beatmaker e tradizionalisti jazz è davvero difficile anche solo da immaginare. UNO di Daykoda ce la fa, toccando tutti i poli ma non scendendo a compromessi con nessuno di questi.
Dagli esordi massicciamente influenzati dai ritmi sghembi alla Flying Lotus di Hard Times And View Points del 2017, passando per due ottimi album come All Of Me e soprattutto Physis, che iniziavano a far percepire più complesse potenzialità compositive, si arriva ad un apice (speriamo momentaneo) con questo UNO, appena uscito per La Tempesta, che prende il meglio degli spunti del passato e li rimescola e mette in riga. La capacità sorprendente di Andrea Mangia è quella di saper fare casino tenendo tutto sotto controllo; di dare spazio a virtuosismi suoi e dei suoi compagni di avventura Andrea Dominoni, Riccardo Sala e Matteo D’Ignazi senza scivolare nella stucchevole dimostrazione di bravura. Tantissimi strati si addensano e si dileguano nelle dodici tracce dell’album: sfiorano il soul con il singolo “Anybody Else” featuring Jason Wool; esplodono di frenetico jazz in “The Process” con il bassista Noah Denton, che qui dà un cinque alto a Thundercat. Abbracciano l’hip hop con “Ayana” insieme al polistrumentista scozzese corto.alto; si sciolgono in momenti quasi lisergici grazie alla chitarra liquida di “Ode To Infinite”.
Un album pieno di cose. Tutte al loro posto.
Albi Bello, Museek:Response > ACTRESS, LXXXVIII (Ninja Tune, 2023)
Sono stato indeciso fino all’ultimo tra il nuovo lavoro di Aïsha Devi su Houndstooth e il ritorno su Ninja Tune di Actress, che ho infine decretato come mio disco della settimana. Dopo essere stato anticipato da un paio di ep, Eigthty-eight è uscito completamente il 3 novembre in digitale, vinile doppio o triplo limited edition e cassetta: per complessità, ricchezza e citazioni è un tributo cervellotico al gioco degli scacchi, filo conduttore del disco che, per intrecci, estetiche cupe e fini tatticismi sonori, sfida ogni sfumatura dell’elettronica contemporanea, dall’ambient al clubbing e, tra sample “alla vecchia” e tecnicismi moderni, manda facilmente l’ascoltatore in scaccomatto.
Fine stratega, Actress, e puro talento.
Cristian Adamo, Lains For Lions > KAMAAL WILLIAMS, Stings (Black Focus Records, 2023)
Stings è il terzo album solista di Kamaal Williams, conosciuto anche col suo nome di battesimo Henry Wu. Composto e registrato durante il covid tra Los Angeles e Chicago, Stings è una coerente evoluzione dei due lavori precedenti. Nonostante l’impronta della scena jazz South-London rimanga una marca distintiva di Kamaal Williams, le 15 tracce dipingono un affresco più articolato che risente delle influenze impressioniste di Claude Debussy, e possiede elementi hip-hop e ritmi minimal elettronici.
Ci sono in questo album molti richiami all’avanguardia jazz/funk degli anni Settanta, alle colonne sonore e una tensione verso l’esplorazione di altri universi sonori e culturali come la tradizione musicale taiwanese, la fede musulmana e la cultura del Sud Est asiatico. Nella composizione e registrazione dell’album Williams si è avvalso della collaborazione di Miguel Atwood-Ferguson per gli arrangiamenti, del bassista Sharay Reed (Urban Knights), della violinista Stephanie Yu, DJ Harrison, del batterista Greg Paul, del tastierista Brian Hargrove e del sassofonista Quinn Mason. Stings è un ottimo album, uscito forse un po’ in sordina e al momento solo in digitale, che sembra essere un preludio a nuovi percorsi musicali di Kamaal Williams.