HYPERWÜLFF
Continua il nostro approfondimento della conoscenza di un gruppo che abbiamo seguito con curiosità e visto crescere in maniera molto promettente.
Dopo recensione e streaming del primo album (ora ascoltabile su Bandcamp), arriva quindi anche l’intervista, che ci permette di dare un’occhiata più da vicino a quella creatura chiamata Hyperwülff.
Volume One: Erion Speaks approfondisce un concept che avevate già introdotto nella vostra demo uscita un anno fa: la resistenza di Hyperwülff e i suoi alleati alla devastazione di Robogoat. Vi andrebbe di farci un bel riassunto ora che sono venuti alla luce anche nuovi contenuti?
The Wülff (batteria): Erion Speaks è il frammento di una storia, l’unico che per il momento conosciamo. Racconta di una battaglia avvenuta sul pianeta Erion IX, che ha portato alla distruzione totale del pianeta stesso. Da questo prende il via la serie di eventi che hanno portato The Sarge e me ad unirci.
Possiamo dire che le canzoni nel disco sono una specie di canto partigiano. Raccontano la fine di una civiltà, anzi di un intero pianeta, e lo fanno tramite le grida di battaglia dei suoi abitanti.
Tra la registrazione della demo e quella del nuovo disco sono trascorsi diversi mesi: i pezzi erano già tutti pronti all’epoca della prima uscita o vi siete presi del tempo per approfondirli?
The Wülff: I pezzi c’erano quasi tutti, ma l’aver fatto uscire per primo il demo ci ha aiutato a capire alcune cose sul nostro suono, e soprattutto sulla relazione tra brani incisi e resa live. Con il disco abbiamo approfondito questo aspetto di uniformità tra le due dimensioni, live e in studio, che nel demo era solo abbozzato.
Per il master vi siete affidati a James Plotkin, un nome che ricorre spesso tra i gruppi italiani di un certo genere (ma non solo). Che cosa vi ha spinto in questa direzione?
The Sarge (chitarra, voce): Il disco è interamente autoprodotto e registrato in famiglia, per cui ci stava che almeno il master lo facesse qualcuno con un orecchio totalmente estraneo, in grado di far convivere brani provenienti da due sessioni di registrazione differenti, con differenze di suono e dinamica abbastanza drastiche. Plotkin è un nome di riferimento per chi si muove all’interno di un certo genere, come dici tu, e visto il risultato siamo decisamente soddisfatti. È stato molto preciso e paziente. È stato importante rapportarci con almeno un professionista in tutto il processo creativo.
L’artwork per questo primo album è squisitamente dettagliato, con SoloMacello che torna nuovamente a dare forma all’Iperlupo. Io lo trovo molto in sintonia con la parte musicale, quali sono state le vostre impressioni?
The Sarge: SoloMacello per noi è come Derek Riggs per gli Iron Maiden. Abbiamo sempre saputo che a lui il concept era chiaro quanto a noi. Ci ha aiutato a mettere maggiormente a fuoco i dettagli e farli risaltare in un gioco di implicito ed esplicito. Certo l’artwork è così come lo vedi, ma al tempo stesso ti ha suggerito che ci sia una storia che tiene insieme tutto, nonostante non ci siamo mai dilungati troppo nel raccontarlo.
The Wülff: La prima volta che ho visto la bozza della copertina ho pensato che era, se possibile, più vera di quello che raccontiamo nei pezzi. Tutto quel fuoco, le nubi di fumo minacciose… È esattamente l’inferno della battaglia. Questo la dice lunga sulla sintonia che si è instaurata tra noi e SoloMacello, e soprattutto sulla sua capacità di mettere a fuoco una visione. Poi tutto l’immaginario che si porta appresso, come la fantascienza vintage e metal classico, ci fanno felici.
Mentre la demo è stata diffusa in maniera indipendente, per Erion Speaks vi vediamo affiancati da una cordata di etichette quali Fallo Dischi, Martire, Icore Produzioni, Deathcrush, Taxi Driver Records e Shove Records. Vi ha sorpreso l’attenzione e il supporto ricevuti finora?
The Sarge: Ci hanno sicuramente stupito. Quando abbiamo fatto il nostro primo concerto non era nemmeno programmato. Non ricordo nemmeno se avessimo venti minuti di scaletta. Si tratta sempre di stare in equilibrio tra ciò che si desidera e quello che per caso accade. Tutto ha preso forma passo dopo passo. Sono arrivate persone che si sono affiancate e hanno portato entusiasmo e passione. Tutte le etichette che partecipano alla co-produzione, le situazioni in cui ci invitano a suonare… trasudano questa cosa che per noi è Erion. Sono una parte di quel pianeta remoto che sembra alieno e che non necessariamente lo è. Lo stesso vale per i concerti. Su Erion si viveva così, si partecipava, e noi stiamo ben attenti a muoverci in quella direzione.
Siete molto impegnati per quanto riguarda l’attività live. Come si è riflettuta questa componente sulla crescita del progetto?
The Wülff: Qualcuno in un live report di qualche mese fa notava che a guardarci da fuori non sembriamo nemmeno consapevoli di avere del pubblico davanti. Questa cosa mi ha fatto riflettere, ed in effetti i live sono delle prosecuzioni naturali del lavoro che facciamo in sala prove. Cerchiamo costantemente di improntare il live affinché sia il più fluido e organico possibile, come un flusso continuo. Se ci riusciamo, sono le mani alzate ad artiglio a dircelo!
Infine, che cosa ci possiamo aspettare dal futuro degli Hyperwülff?
The Sarge: Qualsiasi cosa! Cambi di genere, metamorfosi, partecipazioni, sperimentazioni, collaborazioni. Questo è il laboratorio dello scienziato pazzo! Ed essendo in due è facile lasciarsi prendere la mano e influenzarsi a vicenda nello spazio di qualche riff. Il desiderio di ampliare l’organico, anche per certi periodi soltanto magari, ci permetterà di mettere in scena nuovi personaggi. Di raccontare nuovi frammenti. Di spostarci ancora una volta nel tempo o nello spazio, poiché anche quello in cui ora siamo è solo uno dei mondi possibili. Comunque in generale del gran casino.