HYMN, Perish
Cinquanta minuti realizzati in quarantotto ore. Questi sono i numeri del debutto dei norvegesi (Oslo, per essere precisi) Hymn. Il duo chitarra, voce e batteria confeziona nove pezzi di fragoroso, sofferto e robusto heavy rock in salsa doom stoner. Sono davvero rimasto piacevolmente colpito da questo disco. L’atmosfera pesante e sinistra che gli Hymn sono riusciti a creare è qualcosa di perfetto per dare una colonna sonora alle serate invernali, specie quelle sferzate da vento, pioggia o neve. Le tracce sono state pensate in maniera ineccepibile: su tutto vigono un ordine e una pulizia sonora che non snaturano affatto ciò che il gruppo vuole proporci, cioè un viaggio per anfratti nascosti e sepolcrali. Il riffing di chitarra è potente e massiccio, con passaggi carichi di melodia e dolcezza che poi sfociano in rabbia e violenza pura. La voce è una litania pagana, immersa nella nebbia e nel freddo glaciale di un vecchio castello in cima a una montagna. Percussioni secche e asciutte, marziali nella loro esecuzione. La registrazione è un monolite: il tutto risulta fresco ma allo stesso tempo vintage, astraendo completamente l’ascoltatore.
Gli Hymn sono un gruppo davvero interessante, capace di fondere le inclinazioni più pesanti del metal con la poesia e l’irrequietezza del doom. Lenti e inesorabili, perseguono lo scopo di celebrare la Terra, nei suoi passaggi tra la vita e la morte, come un cerchio infinito. Davvero impressionanti.