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HOWLING SYCAMORE, Howling Sycamore

Lo spirito con cui Davide Tiso ha affrontato il nuovo progetto Howling Sycamore segue fedelmente la strada da lui intrapresa nel corso degli anni: la ricerca di nuove intuizioni con cui forzare i confini del metal e costringerlo a rimettersi in discussione. In questa nuova avventura, il metodo prescelto è una peculiare collisione tra estremismo metal e pulsioni prog, il tutto eseguito da un ensemble di musicisti straordinari come Jason McMaster (WatchTower) e Hannes Grossmann (Necrophagist, Obscura), ai quali si aggiungono gli ospiti d’eccezione Bruce Lamont (Yakuza, Corrections House), Kevin Hufnagel (Gorguts, Dysrhythmia) e Fester (Burials, Humorous). Il risultato è un disco che al primo approccio può ben spiazzare per l’insolito accostamento tra le vocals potenti e una musica capace di spaziare tra diversi umori, sulla quale si adagia il sax di Lamont a donare un amalgama e un mood unico all’insieme. Con il procedere degli ascolti ci si accorge di come ogni componente di questo banchetto sia lì per uno scopo ben preciso e aumenti la coesione fino a che la portata servita non assume un sapore unico, si tratti del drumming aggressivo o dell’inconfondibile stile della chitarra di Tiso. Lo stesso continuo passare da sfuriate a digressioni ricche di atmosfera serve a offrire un percorso ricco ma non per questo frammentario, lontano dall’usuale e forte di un’idea di metal che oltrepassa i singoli stili per cercare nuove forme di intersezione. Al solito, quando si ha a che fare con un musicista tanto eclettico, non si può fare a meno di abbandonare i propri punti saldi per lasciarsi trasportare dalla forza visionaria del suo approccio, spesso in anticipo sui tempi (si pensi ad esempio a un lavoro come The Painter’s Palette) e sempre meritevole del tempo speso per entrarci in sintonia. Anche in questo caso, appare evidente come non si tratti di un prodotto destinato alla massa e possa ben lasciare interdetto chi non sia disposto a spingersi oltre la facciata per osservare le molte sfaccettature da cui il puzzle sonoro è composto. Di sicuro è un lavoro di confine volto a sperimentare soluzioni insolite, che in alcuni punti appaiono ancora in via di perfezionamento, eppure la sensazione è che questo possa essere un nuovo punto di partenza per un animo irrequieto come quello di Davide Tiso, sempre alla ricerca di una propria via mutante al metal. La speranza è che riesca a tener fede alle promesse e porti avanti il discorso qui iniziato, perché un secondo album degli Howling Sycamore potrebbe affondare il colpo in modo decisivo e convincere anche gli scettici. Noi continuiamo a tifare con un pizzico di partigianeria.