HORROR VACUI, Living For Nothing
Living For Nothing è il quarto album degli Horror Vacui, una band che, nata in seno al giro punk, ha saputo imporre il proprio nome ad un pubblico eterogeneo grazie alla proposta che fonde insieme punk e death-rock, oltre ad includere dosi sempre più massicce di post-punk. Ed è proprio quest’ultimo ingrediente che sembra dirigere in modo perentorio le danze del nuovo disco e determinarne in modo più o meno evidente gli umori.
Lasciati, infatti, sempre più indietro i facili richiami ai numi tutelari Sisters Of Mercy e Christian Death, la scrittura della formazione appare oggi aver abbracciato un linguaggio più sfuggente e meno facilmente ascrivibile ad un filone, un blend in cui la parola (dark) wave acquista un suo peso rilevante nel donare ai brani una maggiore profondità a discapito dell’anthem a presa immediata.
Le otto composizioni, che restano comunque legate al percorso evolutivo della band e che non rinnegano di certo la definizione di vampire-punk a lei cara, si arricchiscono di riverberi e di un mood quasi psichedelico che non può non far pensare ai primi The Mission. Questa forma più fluida fa di Living For Nothing un disco personale e destinato a lasciarsi scoprire ascolto dopo ascolto, disvelando via via le sue differenti anime. Tutto questo grazie anche ad una prova vocale sempre più libera da richiami immediati e capace di donare un tocco quasi onirico all’atmosfera generale, aspetto che si nota già in apertura con “Consolation Prize”, biglietto da visita perfetto per introdurre il percorso fatto da quando l’avventura è iniziata ormai dieci anni fa.
Di certo, gli Horror Vacui sono cresciuti e hanno saputo far tesoro delle molte esperienze, hanno affinato la line-up con alcuni nuovi compagni di strada (alla batteria ora c’è Mesca) e soprattutto hanno macinato chilometri su chilometri con tour che hanno attraversato l’Oceano per portarli in Usa, Messico e Colombia.
Tutta questa (tanta) strada e quanto imparato dai precedenti tre album hanno permesso loro di scrivere un disco complesso seppure comunque non ostico, costruito su più livelli ma sempre dotato dei giusti ganci per catturare il pubblico e entrare in mente sin dal primo ascolto. Non era scontato riuscire a creare una simile progressione senza perdere la propria identità così fortemente caratterizzata, segno che se si hanno le carte giuste e la voglia di mettersi in gioco, si può arrivare alla meta senza perdersi lungo il tragitto.