Customize Consent Preferences

We use cookies to help you navigate efficiently and perform certain functions. You will find detailed information about all cookies under each consent category below.

The cookies that are categorized as "Necessary" are stored on your browser as they are essential for enabling the basic functionalities of the site. ... 

Always Active

Necessary cookies are required to enable the basic features of this site, such as providing secure log-in or adjusting your consent preferences. These cookies do not store any personally identifiable data.

No cookies to display.

Functional cookies help perform certain functionalities like sharing the content of the website on social media platforms, collecting feedback, and other third-party features.

No cookies to display.

Analytical cookies are used to understand how visitors interact with the website. These cookies help provide information on metrics such as the number of visitors, bounce rate, traffic source, etc.

No cookies to display.

Performance cookies are used to understand and analyze the key performance indexes of the website which helps in delivering a better user experience for the visitors.

No cookies to display.

Advertisement cookies are used to provide visitors with customized advertisements based on the pages you visited previously and to analyze the effectiveness of the ad campaigns.

No cookies to display.

HIT-KUNLE, In The Pot // LA BAND DEL BRASILIANO, Vol.2

Doppietta di dischi italiani, rispettivamente dal Veneto e dalla Toscana. Gli Hit-Kunle definiscono la loro musica tropical rock, e non siamo troppo lontani dalla verità del loro suono, in effetti: cadenze incalzanti e groovy, timbri secchi, una voce magnetica e suadente (“Folake Oladun”) per un risultato complessivo che che nei pezzi migliori fa pensare a certe cose di Tune Yards. Fresco e molto radiofonico il popfunk di apertura di “May I Have Some?”, dimenticabile a dire il vero il primo singolo, “Acid Fruit”. Con “Slowdown” si torna su un versante nuovamente più ritmico e le cose migliorano, pur restando attestate su una medietà non particolarmente esaltante. I pezzi sono semplici, orecchiabili, dotati di ganci melodici immediati, suonati e strutturati come si deve, ma non si va molto più in là di questo: forse sarebbe stato meglio insistere di più su certi incastri ritmici non così dissimili dal groove ossuto dei Meters, invece la scelta in fase produttiva è stata quella di assemblare qualcosa che virasse più verso il lato canzone. Con risultati in alcuni casi (“Share Your Love”, “Wildcat”) prescindibili. Chiude il programma dell’esordio del trio “Pleasing Vice”, sincopata e tambureggiante, per un disco che mostra le buone capacità di songwriting del leader ma idee non ancora perfettamente a fuoco e un suono non memorabile.

Secondo capitolo, invece, per la big band toscana La Band Del Brasiliano, più smaccatamente devota alla bibbia del ritmo in alcuni numeri (“La Verità”, il pezzo d’apertura, con un bel groove, suoni vintage d’ordinanza e aperture melodiche classicamente italiane) o al beat (“Impossibile”, filologica anche nel testo nell’abbeverarsi alla fonte, con una bella prova vocale della cantante Serena Alessandra Altavilla; “Ragazzo”, con Davide Arnetoli al microfono, forse in alcuni frangenti meno incisivo della collega). Con la quarta traccia, “Il Tema Della Gelosia”, si svela anche l’anima romantica della band, ma è solo un minuto di colonna sonora per un film struggente, poi si riparte col twist di “Eclisse Twist”, presa dal film “L’Eclisse” di Antonioni del 1962.
Stabilite chiaramente le coordinate, tra easy listening, beat e funky “nostrano” e un’attitudine pugnace e a cuore aperto che fa così Italia in bianco e nero (lo stesso immaginario che attrae e nutre la musica dei romani Wow, ad esempio), il disco continua sui medesimi binari con le atmosfere virate seppia di “Un’Ora In Più”. Il secondo lato parte invece di nuovo con il brio tutto incalzante e poliziesco di “92° Minuto”, concepita come sigla immaginaria di un programma tv (l’accostamento ai Calibro 35 è immediato), mentre “Ti Voglio”, sensuale e melodica, è il brano di discomusic preferito dalla band e nella versione originale è cantato dalla Vanoni. “Preparati Bambina” è una cover di un misconosciuto brano beat di Theodoro Re dei Poeti e sfoggia un bel tiro ed arrangiamenti incisivi, quasi un Bugo virato Sixties.

Un disco ben suonato, con qualche pausa legittima nell’ispirazione, ma con diverse frecce al suo arco, piacevolmente retrò anche nella parte testuale, capace di affascinare (camaleontica e duttile la voce della Altavilla, sapienti e puntuali gli arrangiamenti) senza accusare troppi centimetri di polvere addosso.