HIROSHIMA MON AMOUR, Australasia

HIROSHIMA MON AMOUR, Australasia

Attivi sin dalla seconda metà degli anni Novanta, gli Hiroshima Mon Amour tengono fede all’origine del loro nome, che deriva da una canzone degli Ultravox (rispetto alla quale, ai tempi, erano più punk), infarcendo il loro nuovo album, intitolato Australasia, di atmosfere anni Ottanta che s’intrecciano con un certo cantautorato di qualità. Fondato nel 1994 da Carlo Furii, cantante/tastierista e principale artefice del songwriting, il gruppo realizza il primo disco nel 1999 per la Ideazioni. Successivamente usciranno altri tre full length, una compilation di inediti, un live e cinque ep. Purtroppo questa è la prima volta che ho l’occasione di ascoltarli e quindi non posso darvi ragguagli riguardo la loro crescita musicale. Dalla bio leggo che nel primo ep proponevano un suono più “liquido” e sperimentale, per poi passare, nel primo album, a una new wave chitarristica ed energetica. Dopo vari cambi di formazione, nel 2001 il progetto riparte con la sola presenza di Carlo Furii, il quale raccoglie con sé altri tre membri. Sin da quel momento realizzano la compilation di inediti e il live, per poi pubblicare nel 2011 Quinta Stagione, nel quale abbandonano il suono wave per passare a un rock wave più sofisticato. Con l’arrivo del polistrumentista Marcello Malatesta, gli Hiroshima Mon Amour registrano questo Australasia, che contiene nove canzoni che potrei definire ancora rock wave, così come lo erano i Diaframma al tempo di Tre Volte Lacrime, però – a differenza della band fiorentina – i ternani oggetto della nostra recensione suonano più eleganti e alle mie orecchie ricordano leggermente i Decibel del disco Vivo Da Re, vuoi per la voce di Furii, vuoi perché canzoni come “Uomo Allo Specchio” sono un ottimo esempio di scrittura più raffinata che – nonostante l’irruenza punk ancora viva – Ruggeri mostrava in “Pernod” e “Contessa” ed evidenziava poi in pezzi solisti come “Polvere”.

La batteria sempre ben presente, gli arrangiamenti con tastiere, piano e chitarre (sia pulite che distorte) in primo piano rendono il suono corposo e vario, facendo di Australasia un album che mi sento di consigliare a quelli di voi che non si fermano ai classici degli anni Ottanta.

Tracklist

01. Ossessione
02. Uomo Allo Specchio
03. Suggestione
04. Disco
05. Tutto Mio
06. Asia
07. Autunno
08. Catene
09. Io Sono Qui