HIEROPHANT, Death Siege

Quattro anni dopo l’ultimo lavoro (l’ep Spawned Abortions del 2018, su Unholy Anarchy Records) i quattro Hierophant sono tornati più furiosi che mai. Italiani, come sappiamo, nell’ultimo decennio hanno soddisfatto i palati più esigenti del panorama estremo europeo, con un vero e proprio incastro tra death metal old school e d-beat/punk-hardcore, sulla falsariga di Obituary ed Extreme Noise Terror. Sempre in evoluzione, in un primo momento si sono avvicinati a sonorità blackened sludge e punk-hardcore (il debutto omonimo del 2010, su Demons Run Amok) per poi passare al deathgrind con Mass Grave del 2016. Mass Grave è stato un cambiamento importante per loro non solo di stile, ma anche di etichetta, dato che sono passati dalla Mecca del punk hardcore (Bridge Nine) alla Season Of Mist, con cui hanno lavorato anche per questo Death Siege, uscito lo scorso 26 agosto.

Death Siege è un incubo asfissiante, senza fine: riffing cruento, blastbeat opprimenti e voce angosciante. “Devil Incarnate”, guidata da voce mefitica e combinazioni aggressive tra riff e blast in grado di creare un agglomerato di caos, cattura tutta l’anima di questo disco. Da ascoltare anche l’apertura minacciosa del disco (un’imponente “Mortem Aeternam”) e “Seeds Of Vengeance”, un assalto portato avanti con riff acuti, blast invasivi e voce che vomita tutta la propria rabbia.

Mastodontico e allo stesso tempo equilibrato, Death Siege mostra come gli Hierophant sappiano creare un muro sonoro distruttivo: il loro è un death metal soffocante, ma all’interno dei brani ci sono anche intermezzi melodici che si alternano con vere e proprie sfuriate punitive, ed è per questo che non annoia mai.

Primordiali e corrosivi, con Death Siege gli Hierophant proseguono la scalata al gotha del circuito estremo.