HIEROPHANT
Un importante cambio nella formazione e il fresco contratto con la Season of Mist sono gli spunti da cui partiamo per farci raccontare dagli Hierophant il nuovo disco Mass Grave, ulteriore tassello di un’evoluzione che abbiamo sempre seguito da vicino e che continua nel segno di una costante estremizzazione del suono.
Ciao, nuovo album e parecchie novità, a cominciare dalla vostra entrata nel roster della Season Of Mist, vi va di farci un breve riassunto di ciò che è successo dopo l’uscita di Peste?
Lorenzo (voce, chitarra): Subito dopo l’uscita di Peste sono iniziati i veri cambiamenti, partendo dal più significativo, la fuoriuscita di Carlo (il vecchio frontman) che è stato rimpiazzato da me. Dopo aver promosso il disco appena uscito con un interminabile tour mondiale, è poi arrivata la sorpresa di Season Of Mist, che, assieme al drastico cambio di line-up, ha definitivamente dato inizio ad un nuovo capitolo.
Il nuovo disco è un ulteriore passo in avanti per il suono degli Hierophant, se Peste già mostrava segni di mutazione e la ricerca di nuovi spunti, Mass Grave porta a compimento l’evoluzione e ribadisce la vostra crescita come band. Quali credete siano stati i momenti fondamentali di questo percorso e gli stimoli maggiori per evolvervi?
Può sembrare scontata come risposta ma i momenti più decisivi di questo percorso verso l’assoluta estremizzazione del nostro sound corrispondono proprio con la scrittura dei vari album. Siamo stimolati dal voler fare sempre meglio, sempre più estremi, sempre più diretti. Non ci accontentiamo mai. Abbiamo sempre avuto un’idea ben chiara, che di volta in volta è maturata a mio avviso sempre di più, fino a portarci a dove siamo arrivati ora.
A voler semplificare, potremmo definire l’attuale suono come il risultato di un ulteriore spostamento degli equilibri interni in favore della componente death, senza per questo rinunciare alle molte sfaccettature e alle vostre radici.
Assolutamente sì. Questa volta abbiamo davvero voluto levarci di dosso la componente hardcore, che a dirla tutta stava sempre più svanendo di disco in disco. Il death metal è un genere che ci trova tutti d’accordo, che tutti conosciamo, che tutti ascoltiamo o per lo meno abbiamo ascoltato. Ciò non toglie che la nostra attitudine ‘punk’ e il nostro approccio molto ruvido alla musica restino fondamentali ed estremamente radicati.
Resta immutata la vostra predilezione per le tinte scure e le atmosfere apocalittiche. Cosa ha ispirato i testi di Mass Grave e il suo immaginario?
I testi sono molto personali, ma l’idea di fondo è la presa di coscienza dell’io all’interno del contesto in cui ci troviamo, tristemente malsano.
Del resto, anche l’artwork lascia ben poco adito a dubbi e rispecchia perfettamente il titolo Mass Grave, chi se ne è occupato e come è nato? Se non erro è la prima volta che vi slanciate con il colore e spezzate la tradizione del bianco e nero…
La scrittura di queste nuove canzoni è stata da subito idealmente correlata a tonalità di colore rosso, profondo e intenso. Proprio per questo motivo abbiamo deciso di rinnovare anche il fronte grafico, abbandonando il bianco e nero. È un disco prettamente metal e un illustratore prettamente metal era quello di cui avevamo bisogno. Nessuno meglio di Paolo Girardi avrebbe potuto rappresentare quello che avevamo in mente.
L’attuale situazione mondiale sembra dar ragione alle visioni apocalittiche di chi ha sempre descritto l’umanità come avviata inesorabilmente verso la sua auto-distruzione. Quanto influiscono sulla vostra musica le notizie e gli avvenimenti che riportano?
Siamo assolutamente ispirati da tutto quello che accade attorno a noi, la nostra musica è il veicolo per esprimere la rabbia e il disgusto nei confronti del genere umano.
Avete sempre dato molta importanza all’attività live, cosa avete in programma per supportare il nuovo disco? Avete già avuto modo di sperimentare la reazione del pubblico ai nuovi brani?
Il live è il momento di nostra massima espressione, il momento in cui ci mostriamo al pubblico per quello realmente siamo, facendo quello che ci riesce meglio. Come per il disco precedente, l’idea è di promuovere quest’ultimo in tutto il mondo. Proprio ora siamo in tour in Europa, e devo dire che sono piacevolmente sorpreso, in quanto la reazione del pubblico ai nuovi brani e alla nuova line up è molto positiva.
A proposito di live, quali sono i gruppi con cui vi siete trovati meglio e quali quelli con cui vorreste un giorno condividere il palco? Cosa vi fa apprezzare maggiormente un compagno di tour?
In linea di massima, con ogni band con la quale abbiamo condiviso la strada, siamo rimasti in ottimi rapporti. Il mio sogno nel cassetto sarebbe stato poter condividere il palco con i Bolt Thrower, ma purtroppo queste leggende sono ormai un capitolo chiuso. Sono tante le persone che ho conosciuto in tour, con le quali mi sono trovato sempre a mio agio. Sono poche però quelle con le quali, a tour finito, il legame è andato avanti. Credo che l’empatia, la condivisione di gusti e di pensiero siano state le chiavi fondamentali che hanno permesso questo.
Cosa ascoltate quando siete in tour? C’è qualcosa che ha catturato la vostra attenzione di recente?
Non abbiamo una vera e propria colonna musicale per il tour. Quello che ci va, lo ascoltiamo. Recentemente nulla ha catturato la nostra attenzione, forse perché siamo davvero molto legati ai grandi classici.
Lascio a voi le conclusioni e grazie mille per il tempo che ci avete dedicato…
Grazie a te per questa intervista, è sempre un piacere. Ci vediamo in giro.