HELMS ALEE, Keep This Be The Way
Gli Helms Alee, realtà consolidata nel panorama del metal alternativo, sono attivi dal 2007 anche se non hanno mai “sfondato” veramente. Keep This Be The Way è il sesto disco del trio di Seattle, sempre per Sargent House, con cui collaborano dal 2013. Registrato in totale autonomia tra l’estate e l’autunno del 2020 negli studi Verellen Amplifiers del chitarrista Ben Verellen, Keep This Be The Way ritorna sul sound tipico della band, tra post-core, noise, riff stoner, heavy metal e radiazioni post-punk: nell’album trovano spazio tribalismi metallici (“See Sights Smell Smells”, “How Do You Party Hard”), anthem 90s tra Jane’s Addiction e Sonic Youth (“Tripping Up The Stairs”), litanie in filigrana heavy-rock per la maggiore (“Keep This Be The Way”, “Do Not Expose To The Burning Sun”, “Three Cheeks To The Wind”, “Guts For Brains”), episodi di malinconica calma post-core (“Big Louise”, “The Middle Half”, con la viola di Lori Goldston), post-grunge in odore di piacioneria radiofonica (“Mouth Thinker”).
Rispetto al precedente Noctiluca del 2019, Keep This Be The Way opta per soluzioni meno d’impatto (forse vittima di una gestazione molto lunga in tempi così particolari) che rallentano il disco, rivelandone la prolissità: troppi arpeggi, troppe atmosfere sospese, troppi agganci a nomi e gruppi che non fanno che ricordarci che gli anni ’90 (sia quelli del grunge che quelli del post-rock) se ne sono andati e forse sarebbe anche il caso di farsene una ragione. Simpatie a parte, gli Helms Alee suonano molto freddi e distaccati in Keep This Be The Way e l’impressione conferma che la perfezione esecutiva del trio, così come l’eclettismo o il mix di generi, sia solo uno specchio per le allodole a fronte di un ascolto generalmente noioso.