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HEIKKI SARMANTO SERIOUS MUSIC ENSEMBLE, The Helsinki Tapes 1-3

Non finisce di stupire la Svart, che continua a sfornare a ritmi serratissimi titoli sempre molto validi, nel nome di un eclettismo forse senza pari nel panorama odierno. Ed ecco così che, accanto alla grande attenzione riservata alla scena underground (metal ma non solo), che ci ha regalato meraviglie quali gli Oranssi Pazuzu, l’etichetta porta avanti ormai da qualche anno un’importante opera di riscoperta e valorizzazione della scena jazz finlandese degli anni Sessanta e Settanta, attraverso ristampe o, come in questo caso, registrazioni inedite di alcuni dei nomi più importanti di un movimento tradizionalmente molto florido.

La carriera del pianista e compositore Heikki Sarmanto lo ha visto alle prese con vari generi, dal jazz all’avanguardia, alla musica classica fino all’opera, ma le sue radici affondano nel “nuovo jazz” degli anni Sessanta. Questi tre dischi, registrati dal vivo all’N-Club di Helsinki tra il 1971 e il 1972, restituiscono una band giovane e affamata di novità e gettano una nuova luce sul lato piú sperimentale e libero del musicista finlandese.

Sarmanto aveva studiato musica al Berklee College di Boston alla fine degli anni Sessanta, dove aveva assemblato il suo “Serious Music Ensemble”. Il gruppo univa giovani musicisti finalndesi e americani: il fratello Pekka al basso, Juhani Aaltonen al sax, Craig Herndon alla batteria e Lance Gunderson alla chitarra. Heikki si cimentava al piano elettrico Fender Rhodes, non ancora così comune in Scandinavia. Il giovane quintetto, con la scelta del nome, volle mettere in discussione lo status quo del tempo, quando con “musica seria” si intendeva solo la musica classica di tradizione occidentale, e di certo non il jazz di origine afroamericana.

Il Serious Music Ensemble visse per un paio di anni e accompagnò Sarmanto in alcuni dei suoi dischi. Se le registrazioni in studio appaiono sempre piuttosto quiete e rilassate, dal vivo il gruppo sprigionava un lato sperimentale che in alcuni momenti poteva avvicinarsi alla furia del free. E questo lato “selvaggio “sarebbe rimasto per sempre nascosto se oggi non fossereo emerse queste registrazioni, rimaste in un cassetto per quarant’anni ed effettuate da uno studente con un semplice quattro piste, che rivelano una musica che suonava come una cosa mai sentita in Finlandia, al tempo.

Una musica estremamente viva, perfettamente allineata con la rivoluzione elettrica di Miles Davis: qui il leader sostiene un’impalcatura raffinata, che spesso si fa incandescente grazie alle performance di primo piano dei vari interpreti e a un interplay davvero formidabile. Il sassofonista Juhani Aaltonen non era presente nella formazione del primo show, racchiuso nel volume 1, dove si distingue il chitarrista Lance Gunderson. Il secondo volume, quello più riflessivo e sperimentale, si avvale della vocalist Maija Hapuoja, in bilico tra jazz e musica colta. Il terzo volume di questi Helsinki Tapes vede una formazione ulteriormente allargata, con la partecipazione del sassofonista Eero Koivistoinen (di cui la Svart ha ristampato i vecchi lavori), che incendia la serata con i suoi ispirati fraseggi coltraniani.

Scoperta eccellente, perfetta per riscaldare le gelide serate invernali.