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HEALTH, Rat Wars

Non so se gli Health siano dei megafurbi, perché non so a chi nel 2023/4 interessi un disco a metà strada tra Nine Inch Nails e Pet Shop Boys (sentite la voce, uguale tra l’altro a quella di Domenic Palermo dei Nothing) o un album apocrifo degli Zeromancer o delle Ladytron, e potrei proseguire a lungo.

So che Rat Wars esce per Loma Vista, un’etichetta “alternativa” fondata da uno che viene da una major e ha lavorato – guarda caso – per la Interscope (NIN, Manson…), e che a essere cattivi venti-venticinque anni fa sarebbe stata “contemporanea”, mentre oggi, appunto, può giocare sulla nostalgia delle persone di mezza età: tardi Manson, Korn, Soundgarden in catalogo, oltre ai Ghost, il che dà un’idea immediata del tipo di pubblico che cerca, e da poco anche Chelsea Wolfe, il che dà un’idea immediata del tipo di pubblico che cerca lei. E in effetti a me gli Health entrano subito in circolo perché il mio organismo, cresciuto nei Novanta alternativi, abbassa subito le difese o reagisce pavlovianamente (in “Sicko” c’è un omaggio esplicito ai Godflesh di “Like Rats”) ai chitarroni che una volta avremmo definito – sbagliando – “industrial”, questo per dire semplicemente che avevano un che di meccanico e asettico, più che la carnalità del rock. Devo pure aggiungere che se a fine Novanta qualche eroe di quel mondo fosse uscito dalla circolazione, gli Health non lo avrebbero fatto rimpiangere, ma quella volta stavano alle medie o alle elementari. Rat Wars è un disco con tante hit minori di tutte le band che ho menzionato, e aggiungente i Portishead di “Machine Gun” nell’incipit di “Future Of Hell”, un pezzo che per altri versi mostra la grande forza pop degli Health.

Concludo aggiungendo che i ragazzi suoneranno di nuovo al Roadburn quest’anno (dal vivo pezzi così immediati devono fare faville), dunque – se sono sembrato troppo cattivo – sappiate che la mia è solo invidia.