HARMONIC PILLOW, Harmonic Pillow

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I due Harmonic Pillow, attorniati da una nutrita schiera di amici e ospiti (tra i quali Nicola Manzan, che li pubblica), hanno realizzato un album dai toni introspettivi, quasi un armadio dei ricordi, con molti rimandi al mood degli anni Novanta e alla stagione d’oro del rock alternativo. Non si tratta però di un mero tributo, ma di una vera e propria rielaborazione in chiave personale che fagocita al suo interno le sensazioni legate all’ascolto di Nirvana, Hole, Smashing Pumpkins, Sonic Youth e in genere tutti i nomi che hanno formato una generazione di ascoltatori e futuri musicisti alla luce di uno scontro tra indie e grunge, pop e noise-rock. Si parla di un periodo, durato poco, nel corso del quale si stava avverando il sogno mostruosamente proibito di ogni appassionato: vedere nelle posizioni alte delle classifiche musica nata nei circuiti indipendenti e suonata con sincerità, per di più senza che questo si trasformasse in un guilty pleasure di cui vergognarsi con l’amico super-informato che leggeva solo ‘zine di nicchia. Gli Harmonic Pillow partono da quest’anomalia nella storia della musica moderna per tratteggiare il loro diario di bordo, uno spaccato di vita dai toni confidenziali e quasi sussurrati, eppure in grado di imprimersi nella mente sin dal primo ascolto. Così accade che, pur nel suo indubbio legame con gli eroi di un’epoca ormai distante, l’album non si tinga di plagio e non faccia venir voglia di tirar fuori i propri dischi del cuore, ma offra una pausa dalla pulsione iconoclasta che ci spinge a cercare suoni nuovi e ad abbattere i nostri idoli. La scrittura del duo appare sicura e permette di assaporare dieci tracce di puro rock alternativo come ormai si ascolta di rado, privo di quella patina piaciona e costruita a tavolino che appesantisce tante operazioni “volutamente” retrò. Di certo gli ospiti contribuiscono con la loro personalità alla varietà e alla ricchezza del piatto, così da differenziare le singole composizioni, ma è la struttura centrale a fornire una base solida e con un buon bilanciamento tra energia e mood rilassato, aperture oniriche (a tratti psichedeliche) e strizzate d’occhio al grunge. Difficile stabilire come una proposta con lo sguardo così chiaramente rivolto al passato possa anche risultare attuale e fresca, eppure questo è il piccolo gioco di prestigio che riesce agli Harmonic Pillow.