HARAM حرام, Questo È Solo Chaos
Tempo di recuperi post-estivi, prima che si perdano dischi su cui si ha voglia di buttar giù due righe ma che, per un motivo o per l’altro, sono rimasti indietro e rischiano di sparire dalla lista delle cose cui metter mano. In verità, Questo È Solo Chaos aspetta da parecchio, troppo, anche per la sua natura poco accomodante di lavoro non semplice e non immediato, che necessita di sedimentare al fine di essere metabolizzato, così alla fine il tempo è volato e la recensione è rimasta come si suol dire in punta di penna. In realtà, sarebbe un peccato non dargli spazio, proprio perché gli haram, nati nel 2012, giungono alla quarta uscita con una vera e propria colata di note caotiche che si mescolano e stridono senza un filo logico apparente, eppure lasciano un segno e colpiscono allo stomaco. La band, infatti, concentra l’attenzione sull’effetto che ogni ingrediente apporta al risultato finale, quello ovviamente di ottenere brani che tocchino i nervi dell’ascoltatore, perfetta colonna sonora di testi spesso ermetici e racchiusi in poche parole, eppure feroci e chirurgici nello stigmatizzare la società odierna. Noise, hardcore mutatante, rumore come elemento fondamentale, dissezione e smantellamento sistematico di ogni forma, il tutto asservito a una scrittura tanto feroce quanto non casuale, chiaro frutto di un lavoro certosino su dettagli e sfumature, fossero anche queste rappresentate dai feedback che invadono ogni frattura e crepa dell’edificio sonoro. Non è possibile trovare un metro oggettivo di giudizio e neanche un approccio descrittivo per parlare di Questo È Solo Chaos, proprio perché si tratta di un disco volto in primis a coinvolgere e provocare una reazione, che di curiosità o fastidio non importa. Il fatto stesso di decidere di recuperare quest’album e parlarne dimostra come per noi meriti attenzione e valga il tempo speso a tentare di domarlo.