HANDS OF ORLAC
Gli Hands Of Orlac sono uno di quei nomi ai quali già ci siamo interessati in passato, proprio in virtù di una formula sonora che bilancia amore per la tradizione e voglia di mantenere vivo e attuale un linguaggio che si reputa in grado di esistere anche al di fuori di un momento storico preciso. La dedizione totale alla causa li ha portati a spostare il fulcro operativo in Svezia e a celare definitivamente i propri connotati personali, tanto da rispondere anche in sede di intervista come unica entità separata dai singoli musicisti, ecco cosa ci ha raccontato.
Ciao, partiamo col raccontare cosa è successo alla band nell’ultimo periodo. Se non erro, adesso risiedete tutti in Svezia, giusto? Com’è nata questa decisione e come vi trovate?
Gli ultimi due membri italiani rimasti nella band hanno deciso che era più saggio trasferirsi e rendere le cose più facili. D’inverno le giornate sono più corte, mentre d’estate sono più lunghe. Trovandoci al sud della Svezia, il clima non ci ha ancora provocato mutilazioni. Essere qui ha reso possibile la realizzazione di Figli Del Crepuscolo.
Quanto questo trasferimento ha pesato sulla composizione di Figli Del Crepuscolo? Credete che il vostro suono abbia risentito del clima scandinavo e del contatto con la natura di quei posti?
Al momento del trasferimento due pezzi erano già stati scritti ed erano già stati presentati dal vivo, il resto erano delle idee. Il disco ha di sicuro risentito dell’ambiente circostante, l’area naturale del lago Arrie, con il passaggio dei diversi momenti dell’anno. Nonostante ciò, Figli Del Crepuscolo è nella nostra ottica molto più italiano del precedente.
Anche l’artwork appare decisamente legato alla natura e all’oscurità, come è nato e chi lo ha realizzato?
Volevamo che la copertina di Figli Del Crepuscolo fosse in contrapposizione con quella del primo disco e che riflettesse le atmosfere evocate dalla musica. Abbiamo chiesto di realizzare il disegno a Julia Edetun, che ha saputo rendere perfettamente il tono illustrativo e naturale che cercavamo. Se si ascolta il disco fissando la copertina attentamente, si possono ottenere determinati effetti, così come per la copertina del precedente.
Restano forti il vostro legame con la NWOBHM e l’impronta horror/settantiana, ma il vostro songwriting appare sempre più personale e ben delineato. Cos’è cambiato rispetto al precedente disco e in che modo sentite gli Hands Of Orlac di oggi diversi da quando avete iniziato quest’avventura?
Nel primo disco, e ancora prima nel demo, abbiamo impresso quello che ci premeva di più in quel momento, istintivamente ma anche con maggiori difficoltà di tipo logistico/tecnico. Figli Del Crepuscolo ha avuto un processo di incarnazione più lungo e più determinato. Le influenze musicali non sono cambiate, ma abbiamo guardato di più alle nostre radici. Non è un mistero che tutti i gruppi che subiscono la riverberazione del così chiamato dark sound italiano abbiano qualcosa in comune, anche se non strettamente nella composizione delle canzoni. E sebbene si possano essere abbeverati da diverse fonti, le sorgenti hanno tutti la stessa falda di provenienza. Gli stessi contenuti si possono esprimere con parole diverse e le stesse parole si possono usare per esprimere diversi contenuti. Ognuno ha una propria linea stilistica, tutta sta nel trovarla e volerla perseguire o meno.
Nella nostra ultima chiacchierata mi dicevate che molto spesso gli ascoltatori superficiali tralasciano l’impronta heavy metal degli Hands Of Orlac, credete sia ancora così e, soprattutto, quanto conta per voi il legame con la musica metal e con quel suono che negli Ottanta cambiò radicalmente l’approccio alla musica?
Chiunque sappia di cosa si parla può facilmente ritrovare nella nostra musica ciò che è di maggiore ispirazione per noi. Se sono presenti componenti più rock che sembrano essere molto evidenti, per molti ascoltatori non dovrebbe essere difficile sentire che dobbiamo molto a Pagan Altar, Witchfynde o Cloven Hoof, se tali gruppi sono presenti tra le preferenze dei suddetti ascoltatori. In Italia abbiamo spesso avuto difficoltà in quanto il concetto di doom non è naturalmente pertinente al metal, bensì ad ambiti non metal e che con esso non hanno niente a che fare. Di fatto non è facile inquadrare il nostro gruppo in un ambiente specifico, ma ci siamo sempre trovati più a nostro agio potendo comunicare con persone con cui possiamo capirci. Sebbene i Black Sabbath siano una radice necessaria, ecco che sono fondamentali anche magie lunari, manalishi verdi, terre del mistero e persecutori della notte.
Con un’impronta così marcatamente retrò, viene spontaneo chiedervi se c’è qualcosa nella musica di oggi che vi attira e perché avete questa predilezione per un suono ormai storicizzato. Cosa credete si sia perso nella scena metal di oggi?
Non ci sentiamo di parlare di musica “del passato” o di “oggi” perché ci sono tanti gruppi attuali che producono musica apprezzabile e di interesse, ma anche molti altri che ne producono di livello meno interessante. Per ottenere determinati scopi bisogna usare gli strumenti giusti ma soprattutto lavorare la sostanza più adatta. Di sicuro in tempi passati sono stati raggiunti dei risultati che sarebbe opinabile tentare di ottenere di nuovo o pensare di poterci riuscire. Spesso si vede usare il concetto di “worship”, che però non è sufficiente se unica caratteristica utile di un gruppo.
Di cosa trattano i testi di Figli Del Crepuscolo? Resta sempre predominante l’amore per i temi horror e l’immaginario cinematografico/letterario a essi collegato?
Il gruppo Hands Of Orlac nasce e continua ad essere basato su tematiche horror. Nello specifico si fa prettamente ricorso ad atmosfere dell’immaginario gotico, ma non obbligatoriamente. Musica e testi procedono di pari passo nello svolgersi di una trama. I riferimenti possono essere a pellicole classiche, ma il punto di vista può essere diverso rispetto a quello della narrazione oppure raccontare qualcosa di non legato a intrecci pre-esistenti. Ad esempio, “A Coin In The Heart” è ispirato all’immortale “Operazione Paura” di Mario Bava, mentre “Noctua” non ha nessun riferimento letterario o cinematografico, solo alla paura.
Sembra che oggi la soglia di attenzione degli ascoltatori si sia notevolmente abbassata, colpa probabilmente dell’enorme mole di musica che internet riversa e della velocità nel reperirla. A conti fatti, credete che per una band come gli Hands Of Orlac la rete rappresenti un aiuto, un pericolo o piuttosto resti abbastanza fuori dal vostro raggio di azione?
Internet è sicuramente prezioso strumento di conoscenza ma allo stesso tempo, al pari di una ragnatela nella sua vischiosità pericolosa, rende preda di fruizioni malferme e disordinate. Al momento attuale sembra essere la sola fonte di notorietà. Per quanto riguarda gli Hands Of Orlac, sembra molto facile accomunarci a nomi come Blood Ceremony o The Devils Blood o Jex Thoth per la sola presenza di una voce femminile. Questo la dice già lunga di per sé. Non siamo interessati a fare breccia in muri di gomma o raccogliere l’attenzione di chi non vuole dare attenzione. Per quanto penalizzante, abbiamo scelto di non avere Facebook e non subirne le conseguenze.
Verrete in Italia per presentare dal vivo il nuovo album? Come vi muoverete sul fronte live per promuoverlo?
Speriamo di poter tornare in Italia presto, specialmente di poter suonare a Roma con gruppi coi quali vorremmo condividere il palco o coi quali non lo condividiamo da molto tempo. Questo non avverrà, però, prima di qualche tempo.
Grazie mille, lasciate ai nostri lettori tutti i dettagli e le informazioni su Figli Del Crepuscolo, le label coinvolte e le varie versioni che usciranno…
Grazie a te per la tua attenzione e l’apprezzamento nei confronti del nostro gruppo.
Figli Del Crepuscolo è in uscita in versione vinile classicamente per Horror Records e in versione cd per Terror From Hell. Presto in arrivo la versione tape che vedrà una collaborazione fra le due etichette, che teniamo a ringraziare.
Perché il disco produca l’effetto desiderato, va ascoltato reiteratamente ad alto volume.