HANDS OF ORLAC
Interessante formazione idealmente a cavallo tra ‘70s e ‘80s, gli Hands Of Orlac rappresentano una delle realtà più stimolanti e peculiari dell’attuale scena doom, su cui innestano una buona dose di NWOBHM e un marcato retrogusto prog a creare una miscela affascinante e personale. Affiancati da alcuni ai Blood Ceremony, in realtà gli Hands Of Orlac sanno imporre una propria cifra stilistica che ne differenzia il suono e porta nuovi ingredienti a un solo apparente tributo alla stagione d’oro dell’horror rock. Abbiamo sentito direttamente The Templar, bassista della band.
Allora, visto che di notizie in giro se ne trovano pochine, vi va di cominciare presentandoci la band e i suoi componenti?
La band si è formata alla fine del 2009, inizialmente lavorando sui pezzi con solo voce/flauto e basso. Dopo alcuni concerti con una line-up vera e propria abbiamo registrato il demo “Vengeance From The Grave” nella primavera del 2010. Dopo la prima session per registrare Hands of Orlac in Svezia, disguidi di vario tipo hanno fatto sì che si facesse strada la prima line-up internazionale con una seconda chitarra e un nuovo batterista. Al momento attuale nella band 3 membri su 5 sono svedesi.
Nella recensione ho sottolineato come, partendo da ingredienti per così dire retrò, siete riusciti a creare un sound personale che mantiene in primo piano le influenze senza per questo rinunciare ad una propria linea ben definita. Cosa confluisce nella vostra musica e cosa la ispira?
Grazie innanzitutto per l’attenta recensione. Black Sabbath ed heavy metal europeo, insieme alla NWOBHM, sono di sicuro tra le nostre principale influenze musicali, ma ascoltando il disco si può anche sentire una componente di progressive italiano come ad esempio i Goblin.
Mi incuriosisce molto anche l’immaginario cui vi ispirate. Di cosa parlano i testi e che influenza hanno cinema e letteratura su di essi?
Il gruppo è basato su un immaginario horror. Molti testi sono ispirati a film o racconti e alcuni ne parlano esplicitamente. Il primo disco è stato influenzato fortemente dalla Hammer e dal filone gotico italiano degli anni ‘60.
Il flauto è senza dubbio una componente peculiare del vostro sound, così come il mix tra suoni settantiani e prima ondata metal. Come è nata l’idea di creare un amalgama così insolito? Da dove nasce questa scelta?
A parte per l’influenza di alcuni gruppi rock progressive italiani degli anni ‘70 o dei Black Widow, la scelta del flauto è stata fatta per rendere più efficaci le atmosfere horror. Molto spesso ci accomunano a Blood Ceremony o Jex Thoth per il semplice fatto della voce femminile e del flauto, l’unica cosa che risulta all’orecchio di un ascoltatore superficiale. La differenza più netta è che noi siamo un gruppo heavy metal.
Quali sono le band italiane e estere con cui sentite un’affinità? Credete sia possibile ricondurvi ad una scena specifica o comunque ad un determinato stile musicale?
Non pensiamo di fare parte di una scena specifica. Ci siamo trovati spesso a nostro agio in Europa e raramente in Italia. Sicuramente qui abbiamo trovato affinità con Black Oath e Focus Indulgens, con cui abbiamo anche avuto il piacere di condividere il palco in alcuni festival.
Che tipo di ascoltatore si avvicina alla vostra musica? Avete un tipico fan della vostra proposta o riuscite ad attirare persone differenti?
Direi che non abbiamo un fruitore specifico. Di solito chi è appassionato di gruppi italiani tipo Black Hole o Death SS è attirato dalla nostra musica.
Come siete approdati alla vostra attuale label? Come stanno andando le cose con loro?
Nell’estate 2010 siamo entrati personalmente in contatto (e per puro caso) con la Horror Records, che in poco tempo ci ha dato abbastanza fiducia per far uscire il nostro album. Di sicuro è la migliore etichetta che potesse capitarci.
Quanto conta per voi l’attività live? Preferite puntare sulla musica o avete anche un approccio scenico/visuale sul palco?
I concerti sono molto importanti e di sicuro è dove si vede come è un gruppo. Di certo l’attività live non è facile da svolgere con la distanza che c’è fra le due “fazioni” della band. Il problema dovrebbe risolversi alla fine dell’estate quando i due membri italiani rimanenti si saranno trasferiti in Svezia. Per i concerti abbiamo usato, per ogni membro, dei costumi specifici, che rimandano a personaggi specifici, dall’epoca del disco in poi.
Quando potremo vedervi dal vivo? Avete già delle date organizzate?
Probabilmente a settembre faremo un concerto di saluto a Roma, non avendoci mai suonato con la nuova line-up.
A voi le ultime parole…
Hands of Evil, kill tonight!