HAEMOPHAGUS, Stream Of Shadows
Uno dei nomi dei quali su questo sito vi abbiamo sempre parlato molto bene, in ambito estremo, sono gli Haemophagus. I quattro palermitani, in 13 anni di onorata carriera, sono passati dall’essere un gruppo promettente nel panorama italico a una realtà più che consolidata nel death/grind internazionale, iniziando dalle coproduzioni diy e finendo per essere il primo gruppo italiano prodotto dalla Selfmadegod Records, etichetta polacca di prima categoria per il genere (fatta eccezione per i Cripple Bastards con Age Of Vandalism, che era però un box set).
Questo nuovo Stream Of Shadows segna un ulteriore passo avanti nello stile che da sempre ha caratterizzato la band: se già con il precedente Atrocious avevamo notato una cura maggiore per gli arrangiamenti e più attenzione per le parti di chitarra, ora le strutture dei brani si fanno ulteriormente intricate. La coppia Giorgio/Gioele dietro le sei corde migliora l’affiatamento, specie per quello che riguarda gli assoli, il che è evidente su “Deranged”, “Meteor Mind” e sulla strumentale conclusiva “The Darkest Trip”, in cui il death metal assume delle caratteristiche molto progressive. Il sound complessivo avanza in termini di personalità e maturità: se una volta il quartetto (all’inizio un trio) si limitava a seguire le orme di Autopsy e Repulsion, ora continua a seguire la lezione dai maestri, ma dando un significativo apporto al genere. Di grindcore (così com’è tradizionalmente inteso) c’è sempre di meno, ma non è scomparso dal loro sound. La produzione è molto buona e non male è anche l’artwork (dal sapore un po’ voivod-iano), a cura di Luis Sendòn (bassista degli spagnoli Nashgul e autore di altre copertine per Macabre, Looking For An Answer e per il suo stesso gruppo).
È veramente un piacere vedere band così diventare sempre più grosse, conosciute e acclamate in ambito internazionale.
Stream Of Shadows è un disco che potrebbero apprezzare molte persone non vicine al genere, del tutto in grado di portare agli Haemophagus una fetta di pubblico che prima non li avrebbe apprezzati, forse perché troppo legati alla tradizione. Nello stesso tempo, chi li ha sempre seguiti non rimarrà deluso e continuerà a supportarli senz’ombra di dubbio.