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GRUESOME STUFF RELISH, Sempiternal Death Grind

Sempiternal Death Grind

Una delle cose che la Spagna ci ha offerto, restando all’ombra di molti, è il grindcore. Non tutti sanno che la penisola iberica fa parte di quei paesi che più hanno contribuito allo sviluppo del genere, soprattutto negli anni d’oro (diciamo tutti i Nineties): gente come Haemorrhage, Denak, Machetazo, Looking For An Answer, Violent Headache, Psychotic Noise, Gruesome Stuff Relish, Nashgul, Tu Carne e Mixomatosis è assai conosciuta in tutto il mondo, e alcuni dei loro dischi sono un ascolto imprescindibile per chiunque voglia avvicinarsi al frastuono più atroce. Questi nomi non sono elencati in maniera casuale, ma, a parte l’importanza storica, ci sono anche delle distinzioni che vanno fatte, riguardo alla qualità del loro operato. I primi sei hanno quasi sempre realizzato album o split (soprattutto quello tra i primi due) molto sopra alla media delle uscite e che meritano di stare nell’Olimpo delle star del rumore, mentre gli altri hanno di sicuro molto meno rilievo, e possono anche non essere approfonditi. Nonostante ciò, uno dei primi lavori di questo 2013 è proprio il terzo full length dei Gruesome Stuff Relish: uscito a cinque anni di distanza dal precedente Horror Rises From The Tomb, questo Sempiternal Death Grind sembra, come era lecito aspettarsi, ricalcare lo stesso discorso intrapreso dall’inizio della carriera della band, ossia mischiare insieme i primissimi nomi storici in ambito goregrind come Carcass, Impetigo, Xysma ed Exulceration. Sin dal 2001, con l’ep Last Men Alive, non hanno mai fatto grandi cambiamenti di rotta, sebbene qualche differenza con gli esordi ci sia. Chi conosce il quartetto iberico sa come siano legati a una band “satellite”, più orientata sul death metal di Autopsy-iana memoria, ossia gli Altars Of Giallo, nei quali milita il chitarrista/cantante Noel Kemper. Le due formazioni non solo condividono le stesse tematiche orrorifiche, ma sostanzialmente anche le stesse influenze. Ora però che gli Altars Of Giallo sono quasi inattivi da diversi anni, i Gruesome Stuff Relish hanno allungato la durata dei loro brani, avvicinandosi sempre di più al sound dei loro colleghi. Nonostante ciò, lo stile compositivo è piuttosto inalterato e tributa – come scrivevo – gli stessi gruppi, così come l’immaginario celebra gli stessi film e registi (come fa intuire l’opener “A Date With Fulci”). Anche la produzione sembra sostanzialmente invariata, come se non ci fosse stata una grandissima maturazione nel loro percorso. Una nota di demerito va però fatta per il songwriting, che col tempo è diventato molto più piatto e scontato, sebbene non ancora tragicamente monotono. La formazione di Asturias è ben lontana dall’annoiare l’ascoltatore, e di sicuro i fan di queste sonorità troveranno ancora una volta dell’ottimo pane per i loro denti, però l’essere spagnoli, nel loro caso, può essere un vantaggio e anche uno svantaggio. Così come il loro nome è degno di essere menzionato assieme agli altri sopra elencati, va detto che bastano già i soli Machetazo a far loro da degni concorrenti: lo stesso anno in cui uscì Horror Rises From The Tomb, il duo di La Coruña diede alle stampe quello che forse è ancora oggi il suo capolavoro, ossia quel Mundo Cripta che tanto mandò in visibilio tutti i veri seguaci della musica estrema d’altri tempi. Se poi vogliamo allargare i nostri orizzonti e cercare gruppi migliori fuori dalla Spagna, ricordiamoci che i General Surgery sono ancora più che attivi, e in forma più smagliante della loro. Certo, questo Sempiternal Death Grind è tutto tranne che brutto, ma campare di rendita è una pretesa troppo grande perché se la possano permettere, e proprio perché rimangono una band molto talentuosa è lecito aspettarsi un po’ di più, anche davanti ad un disco molto divertente come questo.

Tracklist

01. A Date With Fulci
02. Desecrated
03. Deadilicious Feast
04. S.O.S.
05. They Are The Plague
06. End Is Near
07. They Follow Your Scent
08. Became A Zombie
09. Gruesome Stuff Relish
10. Sex, Drugs & Grind
11. In Death We Breath
12. Scratching The Violet Velvet