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GRISELDA MASALAGIKEN, La Struttura Del Vuoto

GRISELDA MASALAGIKEN, La Struttura Del Vuoto

In un mondo ideale, che non esiste e forse è pure meglio così, sennò sai che noia non poterlo criticare per puro divertimento, uno come Griselda Masalagiken sarebbe in cima alle classifiche grazie a quel suo misto di naiveté e di pop delicato e melodico al punto giusto, che si fa apprezzare maggiormente rispetto alle pubblicazioni precedenti. Il tutto ovviamente spruzzato con la giusta dose di malinconia, e la cosa non guasta, un cantautore come si deve ci gioca e la gestisce a suo piacimento. Intanto, invece, ci dobbiamo sorbire molto spesso le numerose new sensation dell’Itpop sponsorizzate da media finto-indie (in realtà generalisti fino al midollo) con base in una città a caso: Milano, il cui unico scopo è quello di posizionarsi il più possibile in alto nei motori di ricerca. Nel frattempo, in troppi probabilmente si perderanno le storie agrodolci (termine che ho usato già per i suoi dischi passati) di “Storia Di Ferruccio”, le spirali chitarristiche della dura “Queste Facce”, il rock livido e teatrale di “Aggiornamenti”. Insomma, è un piccolo gioiellino questo La Struttura Del Vuoto, terza cassetta del cantautore romano che da anni vive in California e che da lì continua imperterrito a pubblicare per pochi scelti le sue canzoni semplici. Per una volta, non fatevi influenzare da ciò che balza per primo sul web, ascoltate il disco in questione e poi ne riparliamo.