GRISCHA LICHTENBERGER, re: phgrp (reworking »Consequences« by Philipp Gropper’s PHILM)
Il nuovo disco di Grischa, ancora per raster, è una serie di remix che come punto di partenza hanno l’album Consequences (sempre del 2019) dei Philm, un bassista, un batterista e un pianista guidati dal sassofonista Philipp Gropper: jazz impegnativo, ai limiti del free, che Lichtenberger affronta con approccio autechre-iano.
Una volta iniziato l’ascolto si capisce subito che muoversi qua dentro non sarà facile, ed è il caso che questo sia chiaro, perché non siamo di fronte a un capolavoro, ma a un esperimento di comunicazione tra mondi, coi suoi momenti illuminanti, ma anche con quelli che non danno risultati. Il comunicato stampa dice che il carattere originario di Consequences è stato mantenuto, ma a me non pare che sia sempre vero, il che non è un male, perché qui gli episodi più astratti o meno aderenti all’originale sono positivamente ansiogeni e disturbanti, tutti possibili spunti anche per il futuro. Divertente poi accorgersi – ma occorre aver ascoltato anche Consequences – come Grischa abbia orecchio per le ritmiche più inusuali escogitate dai Philm (paradossalmente è il sax del leader a non suonare troppo interessante), le isoli e le riutilizzi spesso come struttura portante su cui sviluppare le sue tracce, ma del resto a questo punto non dovrebbe sembrare strano che il dialogo tra il nostro amico e Philipp Gropper si basi sulla non linearità dei tempi utilizzati.
Nell’intervista che ho fatto con lui anni fa, Grischa diceva che non esiste una musica elettronica, qualcosa di distinto da una musica invece non-elettronica. Con re: phgrp, in effetti, sembra quasi volerci far intendere che – cambiate alcune variabili della sua vita, à la “Sliding Doors” – avrebbe potuto suonare lui free jazz nei Philm.
Consiglio di non comprare a scatola chiusa re: phgrp, ma questo non significa che dentro non ci siano delle perle.