GRAVEWURM, Doomed To Eternity
Dieci dischi, un’infinità di demo tape e 7″ ed eccoci di nuovo qui a parlare degli statunitensi Gravewurm, una delle formazioni più longeve del panorama black/death metal americano. Quest’ultima loro fatica (l’undicesima) non si discosta di un millimetro dalle recenti produzioni del gruppo: marcio e devastante black metal primordiale, venato da proto-death metal, figlio degenere e degenerato di gruppi come Venom, Hellhammer, Poison (quelli tedeschi, naturalmente), Bathory, primissimi Death e compagnia urlante. Undici colpi d’ascia che vi sfonderanno la gabbia toracica in un tripudio di sangue e budella, sotto l’egida di Satana, nostro signore delle tenebre. Le bordate che i Gravewurm sanno infliggere sono di una tale potenza che verrete risucchiati in un vortice melmoso e nauseabondo. I riff di chitarra, nella loro basilarità e ignoranza, vi costringeranno a fracassarvi il cranio in un headbanging forsennato, spappolandovi il cervello. La sezione ritmica è un gigantesco scimmione che vi prenderà a calci in faccia senza pietà, mentre la voce è un gorgoglio metistofelico e vomitevole, come se vi trovaste a limonare un non-morto. Agghiacciante. La produzione è solida e molto ben fatta, nel senso che la malvagità, lo schifo e il disgusto che questi brani sanno sprigionare vengono fuori in tutta la loro grottesca magnificenza. Nell’intro del pezzo “The Wolves Of Isengard” troviamo Don Of The Dead degli altri campioni del marciume Nunslaughter, giusto per non farci mancar nulla. Un gruppo come i Gravewurm va preso per quello che è: una celebrazione del metal più estremo ed elitario, lontano anni luce dalle produzioni iperpompate e luccicanti che il genere spesso ci propone. Loro semplicemente suonano in maniera impeccabile, senza sbavature o cedimenti. Non aspettatevi grandi tecnicismi o virtuosismi. Aspettatevi invece di finire in un calderone infernale e di uscirne spellati vivi.