Customize Consent Preferences

We use cookies to help you navigate efficiently and perform certain functions. You will find detailed information about all cookies under each consent category below.

The cookies that are categorized as "Necessary" are stored on your browser as they are essential for enabling the basic functionalities of the site. ... 

Always Active

Necessary cookies are required to enable the basic features of this site, such as providing secure log-in or adjusting your consent preferences. These cookies do not store any personally identifiable data.

No cookies to display.

Functional cookies help perform certain functionalities like sharing the content of the website on social media platforms, collecting feedback, and other third-party features.

No cookies to display.

Analytical cookies are used to understand how visitors interact with the website. These cookies help provide information on metrics such as the number of visitors, bounce rate, traffic source, etc.

No cookies to display.

Performance cookies are used to understand and analyze the key performance indexes of the website which helps in delivering a better user experience for the visitors.

No cookies to display.

Advertisement cookies are used to provide visitors with customized advertisements based on the pages you visited previously and to analyze the effectiveness of the ad campaigns.

No cookies to display.

GRAVENHURST, 12/10/2012

Gravenhurst

Torino, Blah Blah.

Timido e piuttosto silenzioso, cosi si presenta sul palchetto dell’affollato locale torinese Nick Talbot, meglio conosciuto come Gravenhurst.

Siamo in leggero ritardo, ma facciamo in tempo a seguire quasi per intero il live, che supera l’ora abbondante di esercizio. Nonostante l’ultimo lavoro non ci abbia convinti del tutto, la curiosità di vedere all’opera l’autore di bozzetti intimisti tanto amato dai più attenti conoscitori della materia, ci ha spinti ad arrivare nonostante la stanchezza accumulata durante la settimana. Tant’è, un concerto rilassante come questo faceva proprio al caso nostro, e non ha deluso le pur minime aspettative: all’opera, dunque, pezzi tutti invero brevi, suonati con insistiti arpeggi di chitarra, basso cadenzato, batteria spazzolata con giusta parsimonia (due donne molto concentrate le sue sparring partner) e cipiglio inquieto. Tra le altre vengono riproposte una insolita “Circadian”, dal suono più corposo rispetto all’andamento generale della esibizione; poi dal passato spuntano una “Saints” d’ordinanza (estratta dal precedente The Western Lands), che va segnalata lo stesso. Per arrivare all’intensità di “Bluebeard” (dal lontano Flashlight Seasons), più dimessa e delicata, con voce, chitarra e soli cori. Il finale si fa all’improvviso maggiormente epico ed elettrico con una “Black Holes In The Sand”, che veleggia a vista su un mare di feedback e rumori assortiti creati ad arte dal musicista bristoliano. Chiude “Cities Beneath The Sea” (da Fires In Distant Buildings), canzone degna di venir menzionata tra le cose più leggiadre del concerto tenutosi nella città sabauda.

Talbot (che ha l’aspetto di un nerd pure un pelo polemico) è un musicista di mestiere, conosce il fatto suo insomma, e riesce a rinnovare e reinterpretare con professionalità un songbook corposo, che tante volte su disco si fregia di arrangiamenti decisamente più complessi. Tuttavia può svanire presto la voglia di ascoltarlo, per via di pezzi tutto sommato piuttosto simili tra loro. Al netto di considerazioni personali, però, rimane un musicista da rispettare comunque e da seguire (per chi ne ha voglia, e sappiamo ce ne sono tanti in giro) nelle sue evoluzioni future di maturo songwriter.