GRAVE RITUAL, Morbid Throne
Ultimamente sembra che per il death metal ci sia una rinnovata attenzione, specie per la frangia più legata alla vecchia scuola. Negli ultimi cinque-dieci anni si sono formate nuove band interessate soprattutto alla componente più oscura e grezza del genere, come questi Grave Ritual. La storia del quartetto di Montgomery, nell’Alabama, inizia nel 2006, sotto il nome Meathole Infection, usato in diversi split notevoli con band come Decrepitaph, Necrovorous, Bowel Fetus e Violent Gorge. Pur rimanendo in ambito underground, quelle uscite hanno fatto sì che il cambio di monicker avvenisse in un contesto di particolare interesse per la loro proposta. Si è subito accorta del loro potenziale la Dark Descent Records, etichetta del Colorado molto attenta a queste sonorità, che grazie a dischi di Corpsessed, Anatomia, Burial Invocation, Ritual Necromancy, Unaussprelichten Kulten, Undergang e i nostrani Undead Creep si è guadagnata tutta l’attenzione dei veri fan di questo sottobosco. Questo Morbid Throne segue la stessa linea di pensiero iniziata quasi un decennio fa: death metal marcissimo, nero come la pece e repellente come l’odore di una tomba appena profanata. L’unica differenza è che ai tempi dei Meathole Infection c’era un clima perfino più marcescente, ottenuto da una produzione ancora più grezza. Il cambio di nome ha probabilmente indotto il gruppo ad assumere una linea un po’ più curata (il che è un parolone, visto che il sound è rimasto più o meno lo stesso), dato che a produzione è nettamente migliore che in passato. Se con il debutto Euphoric Hymns From The Altar Of Death il nome di riferimento erano gli Incantation, con questo album tocca di nuovo agli Autopsy, senza però che le due cose siano in contraddizione. La voce di R.E. si è fatta ancora più catacombale e, pur non navigando nelle melmose acque del doom/death, questo lavoro ci fa disperdere in un abisso nero e malevolo, il più oscuro di tutta la loro carriera, di una profondità non indifferente per il genere.
Morbid Throne, grazie a diverse buone idee a livello compositivo e a un sound molto ben elaborato, è un disco che sicuramente farà la felicità di chi ama questo tipo di death e non ha mai smesso di seguirlo, con occhio sempre attento per l’underground.
Se invece il death vi piace, potete tranquillamente passare oltre, consci però di perdervi un album molto interessante e molto ben suonato. Di gruppi così ne abbiamo bisogno come il pane, oggi più che mai.