GOOD LUCK IN DEATH, They Promised Us A Bright Future, We Were Content With An Obscure Past
Good Luck In Death è il progetto di Paul Régimbeau (Mondkopf) e Charbel Haber, musicista di Beirut attivo in diversi gruppi (Scrambled Eggs, The Bunny Tylers, Johnny Kafta Anti-Vegetarian Orchestra…). I due si sono conosciuti proprio in Libano, quando gli Oiseaux-Tempête hanno portato lì il tour di AL-‘AN!, disco a cui entrambi avevano collaborato. Nei ritagli di tempo hanno iniziato a improvvisare insieme, e così è nato questo primo lavoro.
They Promised (…) presenta senz’altro una continuità con l’ultimo disco di Mondkopf, They Fall But You Don’t. Siamo sempre in territorio ambient (o “power ambient”, come lo ha definito The Wire), e il musicista francese ci ha ormai abituato da tempo a un’estetica cupa, oscura, non rassicurante. In quest’ultimo progetto, tuttavia, si nota uno scarto ulteriore. I quattro lunghi pezzi (le durate vanno dai 6 ai 13 minuti) hanno un’aria meditativa, solenne, e non esageriamo aggiungendo “infernale”. L’inquietante ronzio di sottofondo e il synth a effetto organo contribuiscono a creare quest’atmosfera da Aldilà. Non c’è ricerca di un apice o di uno svolgimento, i due dipingono dei paesaggi sonori fatti di sovrapposizioni tra la chitarra (pesantemente effettata) di Charbel e le macchine di Paul, in una fusione continua.
I due brani centrali sono i più complessi. In “Fire Dreams And Reveries” il musicista libanese “gioca” con le corde, pizzicandole qui e là, donando un tocco arabeggiante alla composizione fondata sempre sul ronzio (che per qualche motivo mi ha fatto pensare alla loggia nera di Twin Peaks, forse per il modo distorto di parlare dei suoi abitanti). “Fortune Telling Breeze” è invece basata sul refrain: sia la chitarra, sia i synth danno vita a melodie che si intrecciano e ritornano continuamente, lasciando spazio poi ad incursioni estemporanee. È anche il brano più delicato di tutti, ha un’aria malinconica e fragile (rintracciabile anche altrove).
Un discorso a parte meritano i titoli: sono fortemente evocativi e forniscono uno schizzo interpretativo dei pezzi. La frase che fa da titolo è una critica alla società attuale miscelata con una vena ironica o nichilista (a seconda di come la vogliamo vedere), e traccia uno stile ben preciso.
They Promised (…) è complesso, per apprezzarlo bisogna avere la capacità di perdercisi. In alternativa può anche essere ascoltato come sottofondo: il grosso carico emotivo che porta con sé basterà da solo a creare un ambiente. È una piccola gemma con cui vale decisamente la pena confrontarsi.
Chiudiamo con due parole sull’etichetta per la quale è uscito il disco: Nahal Recordings, sorella della label In Paradisum di Paul, è una nuova creatura portata avanti insieme a Frédéric D. Oberland (membro degli Oiseaux-Tempête). Sono di quest’ultimo le foto che compongono l’artwork.