GOD’S AMERICA, Our Bones Will Bleach In The Sun
La A839 Recordings, dopo aver fatto uscire dei dischi molto interessanti in ambito sludge/doom, ci ricorda di non esser limitata ad un solo genere: essendo una label prettamente diy, non può non ignorare un genere come il powerviolence, che ultimamente si sta dimostrando iperprolifico, soprattutto negli Stati Uniti. Questi God’s America, infatti, vengono da Las Vegas, nota in tutto il mondo non certo per ragioni musicali (se escludiamo aneddoti collegati a Elvis Presley): precedentemente conosciuto come Seeds Of Rape, il terzetto segue le orme di gente come gli Iron Lung, proponendo una versione aggiornata delle oscurità della primissima ondata powerviolence (Man Is The Bastard e No Comment su tutti) con chitarre non particolarmente pesanti ma molto abrasive, con distorsioni molto poco marcate che servono a creare un muro di suono più compatto assieme al basso, per un sound finale pieno di feedback e intensamente rumoroso. Nonostante non riescano perfettamente a dare il meglio di sé nelle parti più veloci e ricche di tupa-tupa, in quelle lente fanno invece un gran bel lavoro, dimostrando anche di avere una dose non indifferente di personalità. Come tanti altri gruppi in giro negli ultimi tempi, soprattutto delle loro parti, nel loro piccolo stanno contribuendo a dare un nuovo volto al powerviolence, portando diverse idee per sviluppare la parte più noisy del genere. Purtroppo per loro, il non essere gli unici ad aver scelto questa strada è uno svantaggio: da due anni a questa parte, sotto etichette come To Live A Lie, Give Praise e Diseased Audio sono usciti molti 7”, più o meno di dieci minuti di durata come il loro, di gran lunga migliori e più interessanti (ad esempio Shut In dei Get Destroyed, Sea Of Shit/Socially Retarded o l’omonimo ep dei Sex Prisoner), che finiscono per metterlo in secondo piano. Our Bones Will Bleach In The Sun, d’altro canto, è tutto tranne che un brutto lavoro e sicuramente potrà far contenti i veri aficionados del genere, che senza dubbio non avranno il portafoglio così vuoto per non dare 4 o 5 miseri euro alla distro di fiducia quando se lo troveranno davanti al banchetto a un concerto o spulciando in un elenco di un mailorder. Trovo però veramente difficile che possa interessare i non avvezzi al powerviolence, premettendo che anche in questo caso non è mai detta l’ultima, visto il carico non indifferente di oscurità che questo piccolo ma gradevole lavoro trasuda da entrambi i lati del vinile.