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GO DUGONG, Meridies

In latino “Meridies” sta ad indicare l’ora del giorno o il punto cardinale, che in questo caso specifico diventa il centro di gran parte del lavoro di ricerca musicale di Giulio Fonseca, al secolo Go Dugong. Artista italiano dalla carriera sempre più prolifica, nel corso dei suoi anni da produttore e compositore ha sempre tenuto davanti al suo cammino la storia della sua terra e delle sue radici come punto di ispirazione cui tendere costantemente lo sguardo.
Meridies, uscito il 12 novembre 2021 per HyperJazz e La Tempesta, non è il classico disco nato durante il lockdown, ma è figlio di un album realizzato proprio in quei mesi e poi accantonato per dare spazio ad un’operazione più approfondita di ricerca spirituale e musicale, alla cui base si trovano proprio la Taranto di Fonseca e il rapporto tra la terra e l’esoterismo. Un argomento, quest’ultimo, che nel corso di questo 2021 ha vissuto un’espansione nel mercato occidentale, complice probabilmente la necessità di una ricerca interiore che facesse da contraltare all’imperante e prepotente presenza dell’oggetto, della materia, in quanto termine di paragone per la soddisfazione personale.
Proprio l’oggetto, in questo caso lo strumento, assume forme diverse nella composizione delle canzoni di Meridies e anche una semplice pentola o una scatola possono diventare mezzi di creazione di un timbro specifico, determinando così una libertà maggiore anche nella realizzazione degli schemi ritmici strutturati attraverso un racconto lungo dodici tracce.
Le varie anime della musica elettronica che abitano i luoghi di Meridies – techno, trance, EDM – si legano ai momenti di contaminazione con la musica popolare (la Taranta), permettendo a chi si trovi investito da questo caleidoscopio di suoni di poter conoscere anche la geografia di certi luoghi intrisi di storia. Le strutture circolari della maggior parte dei brani danno così spazio anche alle incursioni degli ospiti presenti sul disco: in “Esoterismo” il Maestro Alfio Antico, in “Randagio” Mai Mai Mai, ne “La Montagna Sacra” Francesco Fratini, poi “Mercato Nero” con Apollo Negri e Claudio Cardelli; dietro ogni canzone c’è un lavoro non solo di ricerca sonora e ritmica ma anche di scoperta delle tradizioni popolari del Mediterraneo che trovano il loro senso nel ritmo, nel ballo come liberazione spirituale al limite di una funzione religiosa. Per questo diventa anche importante l’apporto di Ricky Cardelli (Funkrimini/Capofortuna), che scrive, produce e suona insieme a Giulio Fonseca, ampliando così lo spettro di possibilità di un disco che non è solo musica in senso stretto, ma storia e cultura.
Go Dugong ha sempre rappresentato quella parte di musica italiana “esportabile” che dall’estero guardano con curiosità e fascino, consapevoli di essere di fronte ad un Paese con una tradizione culturale dal valore inestimabile, che pochi come lui riescono a cogliere fino in fondo. Si è sempre parlato dell’Italia come una Nazione in cui ogni elemento ha il senso della musica al suo interno e Go Dugong, da questo punto di vista, è l’artigiano perfetto, capace di far risuonare qualunque cosa abbia sottomano con l’eleganza di un fuoriclasse.