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GNOSIS, The Offering Of Seven

Dietro la denominazione “black/death” c’è un universo: oggi viene spesso utilizzata come definizione più pertinente del cosiddetto “war black”, cioè il filone inaugurato dai Blasphemy e portato avanti negli anni da Revenge, Proclamation e Black Witchery, quel sound tipico della Nuclear War Now! Productions. Su quella stessa etichetta c’era però una band americana con un suono molto diverso dai gruppi sopracitati. Stiamo parlando degli Gnosis, che non guardano a quelle formazioni con occhiali da sole, cappuccio tirato su e borchie, ma sono affascinati da sonorità mediterranee, tipiche del black metal italiano (Mortuary Drape, Necromass) e soprattutto da quello greco (Varathron, Rotting Christ, Necromantia). È curioso vedere che c’è chi, dall’altro lato dell’Atlantico, anziché attingere dalla Norvegia come molte formazioni a stelle e strisce, è attratto da questo stile.

Questo nuovo The Offering Of Seven segue il tracciato già intrapreso nel debutto The Third-Eye Gate, uscito appunto per NWN!. Rispetto alla loro precedente fatica in studio, gli Gnosis hanno curato molto di più la produzione e il songwriting risulta più personale. I pezzi sono molto più lenti, con meno riff e più incisivi. Buona l’idea di introdurre dei piccoli momenti in cui emergono le tastiere per creare un po’ di pathos (vedi nel mezzo di “Hand Of The Fates” e su “Golden Wings”). Sono degne di nota anche l’intro e l’outro, molto cerimoniali. La fascinazione per il Mediterraneo viene confermata in “Trascendence”, una traccia acustica molto arabeggiante, che ricorda le digressioni esotiche nei dischi dei Necros Christos (che hanno avuto uno sviluppo migliore nel loro side project Ra Al Dee Experience). La traccia seguente, la cover di “Evil Spirit” dei Running Wild, è ben eseguita e in qualche modo rimarca le origini musicali della band.

The Offering of Seven è un bel disco, un album che merita di essere ascoltato e costituisce un passo avanti nella carriera degli Gnosis, un buon esempio di come il black metal abbia molto da offrire, non solo i classici gruppi col facepainting uguale a mille altri e i testi sulla guerra. Se siete fan del genere, un ascolto è obbligato.