GLYDERS, Maria’s Hunt
A multicolored trip to the ongoing beat of American weirdness, questa la definizione finale delle liner notes di Drag City per descrivere l’ultima fatica dei Glyders, coppia formata da Joshua Condon e dall’illustratrice Eliza Weber, attiva dal 2014 con una manciata di uscite carbonare. Definizione più che azzeccata, viste le coordinate stilistiche del duo: psych-pop, garage-rock, r’n’b, ballate country, tutto declinato secondo la weirdness di cui sopra, in un raro esempio di equilibrio stilistico. Né troppo, né troppo poco: i Glyders risultano orecchiabili ma non superficiali, malinconici ma non cupi, tradizionalisti ma non conservatori, psichedelici ma non frikkettoni. In una parola: cool. Il duo, assoldato il batterista Joey Seger, si imbarca alla volta del debutto per uno dei mostri sacri dell’alternative statunitense, centrando in pieno le aspettative e rilanciando la canzone psichedelica fatta di pedal steel, flauti traversi, wah-wah e chitarre attorno al falò. Come se Tim Presley si fosse unito agli Stealers Wheel. A volte c’è bisogno anche di leggerezza e i Glyders lo sanno.