GIULIO ALDINUCCI & THE STAR PILLOW, Hidden
Che Giulio e Paolo possano collaborare è ovvio, basta sentire i loro dischi, dei quali abbiamo più o meno sempre parlato. Giulio è in formissima: ascoltate i due album su Karlrecords. Paolo è sempre in giro, e non è affatto semplice essere sempre in giro suonando drone, perché la gente vuole vedere altro dal vivo.
Entrambi, se avessero una band, probabilmente suonerebbero shoegaze. Questa premessa serve a capire perché pubblicano un disco insieme e che colore ha il loro sound, che sia quello intenso ed emotivo di “To Be Invisible” (simile a quanto realizzato da Irisarri o English, con in aggiunta qualche suggestione “sacrale”, dunque più a firma Aldinucci che Monti) o quello più ambient dell’infinita “Hypotesis From A End”, la classica traccia che potrebbe diventare il sottofondo di un’intera giornata. Più scura “Third Space”, invasiva come “To Be Invisible” ma sempre con un tocco di melodia che la salva da accuse di unidimensionalità. “Getting Cold”, infine, è un altro possibile rimescolamento delle caratteristiche dei due: fluttuante, in crescendo emotivo e con qualcosa di chiesastico nei synth (o in ciò che fa le veci dei synth).
Il mio amico Nazim utilizza spesso l’aggettivo “risaputo”: qui c’è questo problema, ma altri miei amici sono convinti che se suoni bene un genere e lo fai con personalità, allora puoi continuare così.