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GIULIO ALDINUCCI, Shards Of Distant Times

GIULIO ALDINUCCI, Shards Of Distant Times

Se è vero che già sei anni fa mettevo la faccia anche su Giulio, non ero sicuro che sarebbe stato lui a emergere più di altri “dronegazer”. Invece, disco dopo disco, recensione dopo recensione, persino dopo qualche live ben piazzato, ha trovato il suo sound ed è finito su Karl Records, accanto a Mick Harris, James Plotkin, Aidan Baker, Ilpo (Pan Sonic), Reinhold Friedl (Zeitkratzer Ensemble, se volete)… senza sfigurare nemmeno per un secondo. Anche se certi accostamenti fanno incazzare i musicisti, io – che rispondo ai lettori – dico che è diventato un po’ il Lawrence English o il Rafael Anton Irisarri dell’etichetta tedesca, grazie a un ambient massimalista ed emotivo, in linea con una tendenza degli anni Dieci che molto ha fatto scrivere e molto si è fatta ascoltare. Ecco perché non sorprende che Shards Of Distant Times investa letteralmente il corpo anzitutto con voci trasfigurate ed estese per l’eternità, perché è da qualche Eternità che provengono: un’esperienza quasi religiosa – collegata, credo, alle ricerche di Aldinucci sugli edifici destinati al culto – durante la quale sembra di essere in Chiesa, in mezzo al coro, in una di quelle fasi ascensionali in cui si prova a raggiungere Dio (che, per inciso, non esiste), solo che questo momento è quello in cui il tempo si ferma, prolungando all’infinito un suono. “Sehnsucht”, avranno pensato quelli di Karl Records.

Gli ultimi tre full length di Giulio sono simili esteticamente, pur utilizzando materiali diversi, e tutti sono da avere. Ora, dato che ha collaborato con un giramondo come Star Pillow, gli suggerisco di mettersi in tour con lui non appena ci svegliamo dall’incubo COVID-19, poi di rimanere in silenzio per un po’ (il grave problema di chi si muove nel suo campo è il pubblicare di continuo, senza capire che nessuno ha tempo da dedicare a figlio o genitori, figurarsi al centoquattresimo split ep su etichetta siberiana) e trovare un modo per non lasciare che questa sua formula diventi cliché. Per ora va tutto molto bene. Comprare, grazie.