Giovanni Lami porta Bias a Udine lunedì 13 marzo 2017

Riceviamo dagli amici di Hybrida e pubblichiamo. Di Giovanni abbiamo parlato spesso.

Il Circolo Arci Hybrida, in collaborazione con CSS Teatro stabile di innovazione del FVG, presenta due appuntamenti dedicati all’elettroacustica italiana, Giovanni Lami e Gaetano Cappella.
Gaetano Cappella si esibirà domenica 2 aprile e presenterà “Maiella”, edita dalla label californiana Spring Break, dove l’unica ispirazione è la montagna con i suoi echi, i suoi riverberi ed il suo rumore in tempesta.
Il primo appuntamento sarà invece lunedì 13 marzo con Giovanni Lami, che presenterà il progetto “Bias”, concettualmente collegato alla memoria, al ricordo e al vuoto.

LUNEDÌ 13 MARZO
ORE 21:00
UDINE – SALA CARMELO BENE TEATRO PALAMOSTRE – PIAZZALE PAOLO DIACONO 21
Giovanni Lami • Bias

È una ricerca cominciata a inizio 2015 e sviluppata tra giugno e luglio dello stesso anno attraverso alcune residenze: la prima in Austria all’Hotel Pupik (luogo attivo da oltre vent’anni, nei boschi della Stiria), la seconda in Grecia sull’isola di Syros (assieme a Michael Pisaro e Deborah Stratman), la terza a Forte Marghera, nella laguna veneta.
Oggi è portata avanti attraverso una pratica quotidiana di studio ed indagine delle possibilità dei materiali e dei supporti utilizzati.

Concettualmente, è un progetto collegato alla memoria e al vuoto. Di fatto, alcuni nastri magnetici sono stati sepolti per mesi in diverse condizioni ambientali, facendo sì che il materiale ferromagnetico di supporto e il supporto plastico stesso del nastro venissero degradati in modo totalmente imprevedibile ed irreversibile. Quei nastri poi sono stati “riciclati” e utilizzati su diversi registratori a bobina (principalmente un paio di Nagra IVS/SJ), andando ad “appoggiare” tutto lo sviluppo del lavoro sull’aumento del rumore di fondo causato dalla degradazione degli agenti ambientali, inserendo nei lunghi loop (uno almeno penetra sempre parte dell’ambiente ed è messo in tensione da diversi stativi) i suoni dei registratori, dei nastri, di lamelle e di piccoli oggetti catturati da quattro microfoni, oltre a pochissimi campioni (principalmente piccoli frammenti di cori registrati in Grecia totalmente deformati), restando sempre in una zona grigia di confine sonoro dove ogni piccolo evento colpisce ed influenza tutti gli altri in un cambiamento incessante.

È un approccio molto statico e lento all’utilizzo del nastro magnetico, per nulla muscolare.

Artist Statement

La direzione del mio interesse oggi, è verso ciò che potrebbe essere considerato “rifiuto sonoro”, zone liminali e grezze dell’ascolto, processi di decomposizione. Il nastro magnetico è un substrato che si evolve e deteriora mentre il tempo passa, si devono solo creare le condizioni perché ciò possa accadere, accelerandone il processo. Come un giardino, dove tutto cresce e la maggior parte del tempo la si passa a contemplare il cambiamento.
Quando possibile, la presentazione mi vede interagire ininterrottamente con lo spazio ospitante. Prima attraverso un sopralluogo che permetta di disporre al meglio i punti di diffusione e comprendere le risonanze proprie del posto, poi, durante il concerto, invadendo parte dell’ambiente con i nastri magnetici utilizzati, proponendo un’esecuzione mai frontale, rispetto ad un pubblico che potrà decidere liberamente dove collocarsi.