I giardini sonori di Euphorbia – εὖ eû
Piccola realtà nata a Bologna, da qualche tempo la pianta sonora Euphorbia ha traslocato, trovando posto a Milano, al Macao, e modificando il nome in εὖ eû. Non paga, ha deciso di tornare ogni tanto a fare una capatina al Raum di Bologna, il prossimo appuntamento è il 1° dicembre. Nell’intervista vi spieghiamo meglio cos’è questa mutante casa-pianta musicale. La parola a due dei protagonisti di quest’avventura: Natália Trejbalová e Matteo Nobile.
Partiamo da una vostra dichiarazione: «εὖ eû, una ramificazione inversa dell’esperienza di Euphorbia, quella costellazione di organismi – droni elettronici, rumore bianco, strane melodie, frequenze basse – che una casa bolognese ha ospitato per tre stagioni di concerti dal 2014. Ora, con la cura di appuntamenti mensili al Raum, pur mantenendo la stessa radice, si libera da un preciso spazio fisico, intendendo scavalcare alcuni orizzonti sonori, cercando di contestualizzare l’ascolto in un’esperienza più ambientale che puramente fisica». Mi dite cos’è esattamente Euphorbia, chi c’è dietro e da quali esigenze specifiche nasce?
Matteo Nobile: La Storia non è riuscita ancora oggi a spiegarci come, nel 2007 Marco (Furlani, altro socio di casa Euphorbia, ndr) sia riuscito ad accaparrarsi un appartamento in Palazzo Bentivoglio, uno stupendo edificio del Cinquecento in Via delle Belle Arti. Ancora più inspiegabile è come mai Marco abbia proposto a me e Natalia di trasferirci nel 2012. Nei due anni successivi abbiamo iniziato a lavorare assieme su diversi progetti artistici e musicali, lo studio di Marco è diventato col tempo la nostra effettiva dimora, anche perché era la stanza più calda della casa… Sempre più persone sono passate da noi, per varie ragioni, ed ogni volta lo studio cambiava per adattarsi alle esigenze, passando da laboratorio di sculture a dormitorio nel giro di poche ore. Direi quindi che è stato un processo lento, di certo non calcolato. È stata un’apertura graduale, la voglia di condividere un bellissimo spazio, che per noi significava molto, anche con altri. Abbiamo iniziato a coinvolgere amici musicisti, inizialmente offrendo fee miseri (vorrei scusarmi pubblicamente per questo…) ma devo dire che il riscontro del pubblico bolognese è stato ottimo.
Nel corso delle tre stagioni di concerti Euphorbia è cresciuta, abbiamo capito che l’organizzazione di concerti anche fuori dallo studio era una cosa che ci interessava molto. Nel frattempo io e Natalia ci siamo trasferiti a Milano iniziando a lavorare da Soundohm all’interno dello Spazio O’ e a collaborare con diverse realtà dentro Macao. Quando abbiamo scoperto di non poter più organizzare concerti nell’appartamento di Via delle Belle Arti, Xing ci ha proposto di curare una rassegna al Raum che ha preso il nome di εὖ eû e che parte dalla stessa radice del nome Euphorbia.
Mi hanno colpito molto la grafica e le immagini che utilizzate: rielaborazioni digitali colorate, elementi della natura, ovviamente le amate piante… Come mai questo attaccamento all’ambiente e quali collegamenti precisi pensate ci possano essere tra la botanica e la musica?
Matteo Nobile: Per noi è sempre stata fondamentale la relazione che si crea con l’ambiente, comunicare al pubblico che il concerto non deve essere necessariamente un episodio staccato dal resto. Abbiamo cercato di valorizzare le caratteristiche specifiche di quell’ambiente, la dimensione domestica ed intima dell’appartamento e la passione, quasi maniacale che Marco ha per le piante, specialmente le Euphorbie. Lo studio offriva un bellissimo giardino d’inverno, con tantissime piante, da lì l’idea di collegare ogni concerto con un tipo di euphorbia. Marco per ogni serata scriveva un testo che metteva in relazione pianta e musicista, trovando caratteristiche che legassero una specie con la storia dell’artista. Le grafiche invece sono create da Natalia, che partendo dall’immagine della specie legata a doppio filo con la serata, attraverso la post-produzione, andava astraendo, cercando quella zona liminare fra la serra e la digitalizzazione dell’immaginario naturale di una specie.
Operate principalmente a Bologna ma, se non ho inteso male, da poco avete incominciato a ramificare anche a Milano, a Macao. Nella città emiliana ci sono state in passato esperienze legate alla musica di ricerca che facevano capo ad esempio a Sant’Andrea degli Amplificatori, a Fragilecontinuo (poi Elastico), (((OHMsweetOHM))))… Sentite di dover proseguire più o meno sullo stesso solco? E perché?
Natália Trejbalová, Matteo Nobile: Realtà come Sant’Andrea, Fragile e Xing sono state per noi essenziali, sia da semplici fruitori, sia come spunto per Euphorbia. Non a caso Euphorbia nasce dopo la chiusura di Elastico e la diaspora dei Santi. Grazie a loro abbiamo potuto godere di bellissimi concerti, ma soprattutto capire che la curatela e il contesto sono decisamente più importanti di qualsiasi forma di hype. Avevamo l’esigenza di poter rivivere questo tipo di esperienza, inoltre questo formato permette anche di offrire alla città una sorta di continuità, di mantenere un’indipendenza economica e curatoriale ed avere un rapporto reale con i musicisti che si ospitano. Siamo sempre stati molto scettici riguardo ai grandi festival, i grandi sponsor, i compromessi che ne seguono, e rattristati da quelle città che si svegliano per la settimana del design o quant’altro e poi cadono in letargo per tutto l’anno. Quindi sì, sentiamo di dover seguire questa strada e ci piacerebbe che ci fossero molte più realtà di questo tipo a Bologna. D’altronde per noi rimane l’unico modo per portare avanti una proposta multiforme senza fossilizzarci su un genere e che prevede un pubblico molto attento al suono ed altrettanto al silenzio.
Qual è stato finora il feedback con Bologna? Siete riusciti a far venire gente che ascolta solo un certo tipo di musiche oppure avete conquistato altri curiosi?
Natália Trejbalová, Matteo Nobile: Inizialmente il pubblico era prevalentemente quello degli spazi citati sopra, ma abbiamo fatto il possibile per non chiuderci ma aprirci ad altri curiosi. Col tempo il pubblico è completamente cambiato, ogni sera con facce nuove e ragazzi al loro primo concerto di musica “sperimentale”. La dimensione domestica per sua natura imponeva, anche a chi veniva per la prima volta, un certo tipo di attenzione verso lo spazio e l’artista ospitato, creando nel contempo un clima più intimo e colloquiale, impossibile nelle venue tradizionali. La programmazione era ondivaga ma le persone tornavano a quanto pare sulla fiducia, assistendo prima ad una performance noise e magari il mese dopo a un live minimale di elettroacustica. Stiamo cercando di ottenere lo stesso risultato al Raum, anche se le tempistiche e gli spazi sono completamente diversi. In questo caso abbiamo curato maggiormente il taglio della programmazione e con largo anticipo, invitando artisti e organizzando mini-tour fra Bologna e Milano.
Cosa avete in programma nei prossimi mesi e come pensate di proseguire quest’avventura sonora, dove, ricordiamolo, sono passati vari nomi dell’underground italiano ed internazionale (da Ottaven ad Ensemble Economique, Aine O’Dwyer, Jasmine Guffond, Mai Mai Mai e via elencando…)?
Natália Trejbalová, Matteo Nobile: Non abbiamo piani prestabiliti, sicuramente c’è la volontà di continuare. Intanto vorremmo ringraziare Xing per averci ospitato quest’anno. Questa rassegna ci ha permesso di intensificare gli appuntamenti a Macao e di iniziare una collaborazione anche con Standards. I prossimi appuntamenti sono con le Native Instrument al Raum il 1° dicembre e il 2 dicembre a VIR-Via Farini all’interno del progetto installativo N.I.M.B.Y. in collaborazione con MASH17. La rassegna proseguirà anche nei primi mesi del 2018, possiamo solo dire che a gennaio si inizia con Konrad Sprenger. Forse più in avanti ci sarà anche la possibilità di salutare per l’ultima volta l’appartamento di Via delle Belle Arti.