GIANNI LENOCI TRIO, Wild Geese

Gianni Lenoci – piano
Pasquale Gadaleta – contrabbasso
Ra-Kalam Bob Moses – batteria

Se fosse ancora necessario individuare un codice estetico per misurare la cifra artistica di Gianni Lenoci, Wild Geese potrebbe fungere da alambicco per il critico-aspirante alchimista. Gianni Lenoci regala la sua perla postuma che riluce d’una radiosità terrena, calda, naturale, e ci invita a sintonizzare l’ascolto su frequenze sonore che schiudono diverse prospettive percettive. Siamo, in buona sostanza, di fronte, di lato e di retro alla musica assoluta che scorre come acqua fra le pieghe di generi e forme, per poi cristallizzarsi nella luminescenza di un canto che si fa religione, arte del piano trio. Carla Bley, Ornette Coleman e Gary Peacock rappresentano il canovaccio compositivo entro cui si muove il magistero musicale di Gianni Lenoci, Pasquale Gadaleta e Bob Moses: alcune composizioni, come “Ida Lupino” e “Latin Genetics” (da sempre cardine della ricerca estetica di Lenoci, quasi a fornire le chiavi interpretative della sua dichiarazione d’intenti), fungono da manifesto in questo arcano lavoro filologico. Wild Geese è uno dei dischi più belli usciti negli ultimi lustri, e disegna una differente traiettoria, obliqua e brillante, nella storia del piano jazz trio. Non siamo comunque di fronte a un lavoro testamentario; semmai ci ritroviamo nei paraggi di uno snodo cruciale che, se il karma avesse concesso, avrebbe delineato altre strade nel percorso creativo del grande artista di Monopoli, o forse siamo i fruitori della celebrazione di una gioia contemplativa che estende il suo influsso da un’ottica diversa, quella del canto della trasmutazione della vita in altra vita, dell’invertirsi del flusso temporale che distorce e al contempo abbraccia ogni tentativo euristico di classificazione dell’opera. Lenoci è “andato via” tessendo inconsciamente la suadente trama della musica come mandala, in ciò assecondato mirabilmente dai suoi partner, che insieme a lui disfano e ricompongono la forma dello standard in un sublime gioco di mutamenti che induce all’ascolto ciclico, ripetuto. Ecco, Wild Geese è un disco che si potrebbe ascoltare in eterno, giacché la natura di questo affresco sonoro conserva i canoni delle antiche sapienze, dei segreti codici che per tramite della saggezza e della maturità stilistica di Lenoci, Gadaleta e Moses, riescono a essere trasposti sul congestionato piano del Reale, del nostro stratificato contemporaneo così intriso di informazioni. Gianni Lenoci ci parla adesso da siderali altezze, illumina e riscalda la tenue fiamma del suo ricordo da una dimensione puramente musicale, che restituisce alla nostra memoria le sue fattezze sotto forma di soavi e tremolanti miraggi. Proprio in virtù del contrasto vibrante di tale sua essenza con la solare materia musicale di questo bellissimo disco, è possibile distillare dall’ascolto il nucleo energetico e pulsante del travagliato universo espressivo lenociano, che qui pare trovare requie nelle insondabili simmetrie di un volo d’oche nel cielo infuocato.
“The beauty is a rare thing”.

Tracklist

01. And Now, The Queen
02. Job Mob
03. Vashkar
04. Sleep Talking
05. Olhos De Gato
06. Latin Genetics
07. Moor
08. The Beauty Is A Rare Thing
09. Ida Lupino

Carla Bley (1, 3, 5, 9)
Ornette Coleman (2, 4, 6, 8)
Gary Peacock (7)