GIANLUCA BECUZZI, Hekate
L’ombrosa Ecate del Pantheon classico è presumibilmente il riflesso di un culto molto più antico che attribuisce un nome e un volto ad archetipi annidati nell’animo umano: la seduzione dell’oscurità, il mondo delle ombre (di cui Ecate stessa è guida), l’iniziazione esoterica.
Dopo il monumentale Black Mantra del 2023, ispirato a Kali, Gianluca Becuzzi volge nuovamente lo sguardo agli dei oscuri, nel caso specifico all’enigmatica dea dai tre corpi, ideale incarnazione di tutto ciò che provoca negli uomini muto terrore e negli artisti stupore: il risultato è Hekate, concept suddiviso in sei tracce monolitiche, distribuito da Dissipatio, realtà nobile della discografia italiana.
La chitarra baritona è di nuovo eletta a ruolo di dominatrice incontrastata della tavolozza timbrica, capace di aprire vertiginose voragini elettriche nel tessuto sonoro (“Her Name Is Darkness”, i riff doom di “She’s A Psychopomp”) e di innestarsi in tracce di un’intensità drammatica e cinematografica (“The First Witch”) fino a sublimare le precedenti atmosfere nella solenne e conclusiva “Evil: Nature And Myth”, saggio antropologico in forma di suite.
Una variegata compagine di alleati dalle terre selvagge accorre al cospetto della dea, versando tributi sonori che arricchiscono le trame di questo disco: cultisti esperti che rispondono ai nomi di Adriano Zanni, Andrea Bellucci, Deison, Daniele Santagiuliana.
Tecnicamente impeccabile (lo stesso Gianluca ha curato il missaggio di tutte le tracce) ed evocativo nell’artwork (l’immagine di copertina è di Valentina Ramacciotti), Hekate è la conferma di scelte timbriche e compositive già in atto da tempo nel corso della parabola artistica dell’ultimo Becuzzi: il suo sound doom-drone potrà risultare talvolta monocromatico, ma a giudicare dalla tenacia con cui l’autore persegue tale intuizione musicale è più che evidente la genuinità dell’ispirazione.