GHOST, Meliora
I Ghost non hanno certo bisogno di presentazioni: Opus Eponymous li ha fatti esplodere e conoscere in ogni angolo del pianeta grazie all’incredibile unione tra musica e look giusto, ossatura metal e melodie irresistibili, patina vintage e strizzate d’occhio ai classici a cavallo tra Settanta e Ottanta, promozione virale e aura di culto dovuta al mix tra anonimato e temi trattati. Insomma, la formazione svedese ha giocato le sue carte in modo quasi perfetto sin dall’inizio, compreso il lasciare il dubbio sulla spontaneità del tutto e sulla sua creazione in laboratorio a mo’ di esperimento mediatico. Purtroppo, il pur valido successore Infestissumam aveva in qualche modo smorzato gli entusiasmi, soprattutto sulla lunga distanza, a causa di una produzione non proprio all’altezza e di una scrittura in qualche modo sbilanciata negli equilibri tra influenze, così da far nascere qualche dubbio in più e far storcere il naso a chi aveva lasciato il giudizio in sospeso. Nonostante questo, la band consolidava la propria posizione e la presa sul grande pubblico, soprattutto grazie alle esibizioni live e al solito irresistibile lavoro a livello di media classici e social. Lecito, quindi, che l’attesa per il terzo lavoro, Meliora, fosse alta, e che si pensasse che qui i Ghost si sarebbero giocati parecchio a livello di consensi e credibilità, a confermare il famoso detto sulla prova del terzo album come momento decisivo nella carriera di una band. Alla prova dei fatti e degli ottimi colpi a segno messi da questo nuovo lavoro, non si può che finire col dare ragione a Papa Emeritus III e ai suoi fantasmi anonimi, questo detto in modo puro e semplice.
La nuova enciclica recupera l’equilibrio tra energia e melodia, riff metal e cori oltremodo orecchiabili, strizzate d’occhio ai Settanta e sprazzi di attualità mai troppo scoperta. Insomma, i Ghost hanno perfezionato la combinazione di quegli elementi che li hanno resi una delle realtà più caratteristiche/caratterizzate e al contempo accattivanti dell’intera scena metal. Pur con qualche raro giro a vuoto -o comunque non all’altezza del resto – Meliora sembra nato per sfornare singoli, a partire ovviamente da quella “Cirice” per la quale c’è già video ad hoc. A non voler fare l’antipatico track by track, si potrebbe dire che almeno un buon ottanta per cento dell’album meriti il tempo speso e si stampi in mente ascolto dopo ascolto, grazie a incipit, cori, crescendo, saliscendi emotivi e ogni altro trucco da manuale per rendere un brano una hit potenziale. Restano i dubbi a freddo, resta quella vocina che sussurra diabolicamente all’orecchio che è tutto studiato a tavolino e frutto di un marketing vicino allo stato dell’arte, che ogni cosa appare troppo “al punto giusto al momento giusto”, che in fondo il nucleo è più pop che metal, che anche il lato sinistro è alla fine meno pericoloso di quanto si vorrebbe far credere e che il diavolo è meno brutto di come lo si dipinge, ma poi basta premere il tasto play e le note si portano via tutto e lasciano che il luna park si prenda il cuore e ci renda tutti osannanti di fronte a Papa Emeritus III. In fondo, chi è che diceva “it’s only rock’n’roll”?
Tracklist
01. Spirit
02. From The Pinnacle To The Pit
03. Cirice
04. Spöksonat
05. He Is
06. Mummy Dust
07. Majesty
08. Devil Church
09. Absolution
10. Deus in Absentia