Gasparotti: figli che divengono padri

Benedetta Dazzi e Gabriele Gasparotti

Il carrarese Gabriele Gasparotti è un personaggio che mi ha sempre intrigato. Conoscevo poco di lui, ma vedere i suoi concerti in luoghi aperti (cimiteri, montagne) mi portava a percepire la sua musica, il suo suono come pura ispirazione. Il suo esordio data 2019: Istantanee vol.1, per la fiorentina DioDrone, lasciava aperte diverse porte stilistiche. Quel che è successo si legge nella recensione di Tropismi, mentre qui volevo osservare le cose da un diverso punto di vista, cercando di far luce sulla situazione attuale e sulla “visione” di Gabriele.

Fra Istantanee e Tropismi è passato un lustro, che etimologicamente deriva dal latino lustrum e prima ancora da lustratio, rito che i censori dell’antica Roma effettuavano tramite l’aspersione di acqua tramite foglie di ulivo e lauro. Che valore hanno tempo (e memoria) in Gasparotti?

Il tempo è la separazione dalla sublime incoscienza dell’idiozia della mente divina, dal suo totale vuoto. Il tempo è la diarrea cosmica – nel senso di diárroia – diarrhéō, “scorrere attraverso” – della manifestazione.
La memoria è narrazione, una mappa per orientarsi nel tempo, macchiata dalla nostalgia del mai stato. Se il Muga Muchū (collettivo di Morphing Theatre nel quale Gabriele si è mosso in questi anni, ndr) e le Istantanee erano un monumento all’incoscienza, un viaggio alle sorgenti dove gorgoglia il tempo, i Tropismi sono un tributo al movimento di espansione dell’universo vibrazionale, che sembra aprirsi come un fiore al sole e al vuoto che lo nutre, ma rimangono un prodotto dialettico tra tempo cronologico e desiderio dell’Io (il rifiuto ad abbandonarsi all’aleatorio volere di Chronos). Il figlio qui diventa padre, è una presa di coscienza.

Un disco è il termine di una fase rituale o l’inizio di una nuova strada?

Potrebbe essere anche entrambe le cose, prima l’inizio di una nuova strada e poi alla fine la conclusione di un rito. Nel caso di Tropismi, però, non si dovrebbe parlare di rito, perché il mio modo di comporre e registrare non prevede consuetudini o un ordine temporale in cui si svolga la cosa: in studio sia io che Benedetta ci siamo aperti alla sperimentazione più totale. Direi che Tropismi è stato un viaggio nel tempo, nello spazio fisico e interiore: un’esperienza totalizzante, perché abbiamo curato tutto noi, dalla musica alle grafiche, dai videoclip al testo del booklet e alla sua traduzione.

Nasci nel 1987, passando attraverso diversi progetti (che per partecipanti sembrano mischiarsi, come Extrema Ratio e Muga Muchū Morphing Theatre) fino a pubblicare a nome Gasparotti. Nel caso di Tropismi ti muovi da creatore e finalizzatore di un lavoro che comunque è spesso d’insieme, vista la collaborazione con la violoncellista Benedetta Dazzi. Come funziona il vostro rapporto, quale il passaggio di informazioni e la guida? Perché proprio lei?

Benedetta non è solo violoncellista, è traduttrice letteraria ed è un essere umano curioso e di rara sensibilità. Come ben dici è stata il fil rouge che ha legato i progetti artistici che ho proposto, sposandoli e partecipando attivamente a tutti i video e alle performance del Muga Muchū Morphing Theatre come attrice, co-regista, operatrice, editor dei testi, traduttrice, ufficio stampa e molte altre cose. Insieme in questi anni abbiamo realizzato, soli (senza una produzione), soltanto con l’aiuto di alcuni amici, il nostro universo. “Tropismi”, il videoclip, il cortometraggio che lo accompagnerà e le live session uscite in questi ultimi due anni sono il frutto di sei anni di vita umana e artistica condivisa. Se Istantanee Vol.1 era un lavoro solista, questo è sicuramente un lavoro di squadra. Faccio da portavoce perché ne sono stato il regista, ma mi piacerebbe sentire un lavoro in cui fosse Benedetta ad avere questo ruolo. Ha fatto una grande ricerca in questi anni e penso che quando ne sentirà il bisogno sarà sicuramente pronta per un suo album a cui mi piacerebbe prendere parte dietro le quinte come tecnico.

Tropismi sono movimenti dell’organismo (o di una sua parte) determinati all’azione di uno stimolo esterno. La creazione in Gasparotti è un atto tropista? Il suono è una reazione oppure è un “la” per scatenare un seguito?

La creazione in Gasparotti è un atto che avviene durante il tropismo cosmico di espansione spaziale e temporale, una reazione a un certo ingombrante vuoto che sentivo avanzare nell’ambiente della ricerca sonora. Da lì l’abbandono al silenzio per risuonare: Istantanee Vol.1 (tra i tanti apocrifi che l’hanno seguito tentando di restargli fedele), Tropismi è invece il mio modo per tradirne gli intenti.

Cassauna/Important e Dio Drone, cassetta e lp: che valore ha la collaborazione con etichette discografiche diverse fra loro? Che cosa possono infondere John e Nàresh ad un musicista e come vi siete incontrati per Gasparotti?

Dio Drone e Important Records sono le realtà alternative che ho apprezzato di più negli ultimi anni. Entrambe hanno appoggiato la musica che ho proposto e hanno dato totale libertà espressiva dal punto di vista grafico, senza imporre nulla. Penso che non si possa chiedere di più. John ha permesso di portare questo lavoro anche Oltreoceano sotto l’ala della sua storica etichetta, mentre Nàresh da anni supporta il nostro lavoro. Oltre che con la produzione economica dei dischi, coinvolgendoci in situazioni live particolari ed inserendoci in una rete di eventi e proposte che organizza con grande impegno e passione con la sua DioDrone, che ha permesso l’emergere di tanta musica anomala. Mi fa piacere che Tropismi sia il punto di incontro tra queste due realtà.

La guerra, il paradiso, lo spazio ed il mondo, le stelle. L’ideale (l’Arcadia), il mare, la discesa agli inferi, l’addio per sempre. Tropismi, più che una semplice reazione, sembra essere un percorso nel quale si cresce e si cambia. Quanto tempo ti ha preso concepirlo, crearlo e registrarlo? Come ti sei sentito al termine delle registrazioni e a disco in mano?

Il disco è stato concepito in un paio di anni, tra il 2019 e il 2020, durante i quali io e Benedetta abbiamo abbozzato i brani in studio e dal vivo, registrandolo nel 2020 tra maggio ed ottobre. Sono stati realizzati due mixaggi, il primo nel 2020 e il secondo nei primi due mesi del 2021. Il mastering per la versione in vinile, affinché la copia fisica non tradisse troppo il master originale, ha richiesto un altro paio di mesi e un test pressing scartato. Riguardo all’averlo in mano finito, devo ancora metabolizzare la cosa.

Anabasis e Pie Jesus. Trovo il vostro suonare in spazi aperti e connotati – forzando voi e gli elementi a convivere in un momento puntuale – completo, perché unisce suono, immagine, tempo e spazio, probabilmente anime. Se potessi avere carta bianca su una location nella quale incastonare Tropismi, quale sarebbe e perché?

Tropismi è stato concepito al Santuario, il mio studio di registrazione situato nei penetrali della Loggia. È un album che mi piacerebbe continuare a proporre su cime di monti o palazzi, magari vicino ad antenne o all’interno di chiese, perché luoghi che connettono la terra al cielo ed è negli gli spazi profondi che mi piacerebbe incastonarlo.

L’arte riempie e da senso alla vita. Stupisce, indica la bellezza nella nostra personale soggettività. Se fossi costretto a poter fruire di un’unica opera o a seguire un unico percorso creativo quale sceglieresti? Saresti in grado di spiegarmi il perché?

Non sono preparato a rispondere alla prima domanda, penso che trovandomi a fruire di una sola opera me ne stuferei. Se dovessi scegliere un solo percorso creativo, allora questo sarebbe sicuramente la musica ma spero tu non intenda una situazione da isola deserta, perché in questo caso sceglierei anzi un essere umano col quale poter comunicare, confrontarmi, crescere e creare.