FUNERARY, Starless Aeon
Phoenix, Arizona, due chitarre, basso, batteria, due voci (scorticata à la Iron Monkey e gutturale): sono loro a togliere d’impaccio il recensore, autodefinendosi funeral doom. Non è proprio verissimo, ma per fortuna non è necessario per tutti trovare le tazzine in ordine nella vetrinetta, quindi ok così. Aggiungiamo solo che Starless Aeon ha anche componenti sludge, noise, drone, qualcosa di grezzo che integra la solennità tragica di pezzi come “Beneath The Black Veil”, undici minuti di sofferenza, con una coda più dinamica che spariglia appunto le carte del genere. Del resto, subito dopo, la title-track cambia ancora registro e sembra proprio la kosmische music secondo i Funerary e sfocia in un altro ibrido di sottogeneri del doom (“Depressor”).
Il disco è stato pubblicato un anno fa, ma ormai nei circuiti estremi è tutto ancora più carsico: un lavoro esce in poche copie (o in free download) che finiscono subito, quindi ecco che sprofonda sottoterra, ma poi rinasce nei mesi (negli anni?) successivi in forma di edizione in vinile o in cassetta (il gruppo deve pur vendere qualcosa in tour per sostenersi) e infatti a The New Noise è arrivato adesso sotto forma di nastro grazie a Sentient Ruin, che – intendiamoci – ha fatto benissimo a tentare di diffondere nuovamente il contagio, dato che si è trovata di fronte a un esordio che promette bene.