Frantic Fest 2022: metal, punk e tanto horror
Francavilla al Mare (CH), Tikitaka Village. Le foto sono di Benedetta Gaiani (The Hurricane Photography), che sta rimettendo a posto il suo sito, quindi noi vi diamo un sacco di link da visitare: sito, Instagram 1, Instagram 2, Facebook.
Anche quest’anno, causa lavoro, riusciamo a dirigerci al Frantic solo sabato, il che vuol dire aver passato ben due giorni a rosicare sui social grazie ai video e alle foto pubblicate dai presenti, anche perché ciascuna delle tre giornate ha visto esibirsi nomi di assoluto valore e che seguiamo da vicino. In realtà, gli stessi post sui social ci hanno anche tenuto in apprensione il secondo giorno, causa tromba d’aria notturna e pioggia che hanno provocato non pochi danni e messo in serio pericolo la tenuta del tutto: per fortuna lo staff del Frantic non si è perso d’animo e ha dato il massimo per riportare la macchina in pista, permettendo così al festival di riprendere la marcia e tener fede al programma, salvo qualche cambio di orario. Una dimostrazione esemplare di come una organizzazione ben oliata e un buon mix tra passione e professionalità possano molto se non tutto. Potrà sembrare eccessivo ribadirlo, ma non fa mai male sottolineare quando le cose funzionano, viste anche le polemiche dell’ultimo periodo su festival cancellati e organizzazioni raffazzonate, con le solite dichiarazioni sul Bel Paese e sulla sua impreparazione. Sia come sia, siamo partiti alla volta del festival per il sabato con un tempo decisamente più benevolo e la voglia di tornare ad assaporare l’atmosfera particolare propria del Frantic, un evento che riesce a bilanciare anima punk e metal non solo nella scaletta ma anche nel mix tra attitudini di cui dicevamo poco sopra.
Ad aprire sono i danesi Septage, che hanno fatto uscire uno split su tape con gli Hyperdontia proprio ad agosto di quest’anno per la Desiccated Productions. Il loro è un death grind non originalissimo ma di sicura presa sugli appassionati del genere e dal buon impatto, da non prendere sottogamba se piacciono queste sonorità e sicuramente adatto a scaldare i primi accorsi sotto il palco per questo inizio di giornata.
Sono presenti anche i loro compagni di split che suonano poco dopo e colpiscono i presenti con una miscela di death old-school in grado di farli entrare di diritto nel novero dei nomi segnalati come “da tenere d’occhio” nelle playlist di Noise Attack. Formati da musicisti turchi e danesi già attivi in varie formazioni (Engulfed, Decaying Purity, Sulphurous e Phrenelith), gli Hyperdontia vanno di sicuro approfonditi e meritano di essere segnati nel nostro taccuino.
In mezzo a loro si impossessano del palco grande i Plakkaggio con la formazione/collettivo che vede oggi presenti ben due bassisti ma il solo Gabriele alla chitarra. Del resto, ormai la macchina è ben oliata e riesce a portare a termine il proprio “sporco” lavoro con qualsiasi assetto, bastano infatti poche note perché il pubblico risponda alle sollecitazioni con singalong ed headbanging. Si avanza tra estratti dall’ultimo album e incursioni nel passato, con brani immancabili e alcune chicche a sorpresa. Poco da dire, per il sottoscritto il vero highlight della giornata quanto a sudore e divertimento sotto al palco, ma non credo di essere l’unico a pensarla così visto che anche molti membri dello staff hanno momentaneamente abbandonato le loro posizioni per godersi il set, con tanto di finale ai cori sul palco.
I 40 Watt Sun nati per volontà del cantante e chitarrista Patrick Walker, già conosciuto per la sua militanza nei Warning, band di cui all’inizio hanno rappresentato una sorta di continuazione per poi aprirsi sempre più a suoni dilatati e ricchi di atmosfera. Oggi presentano Perfect Light, uscito per la finlandese Svart Records, sempre più coraggiosa e capace di spaziare. Il loro è un set da meditazione e decompressione tra intemperanze metal perfettamente adatto al tramonto in corso, anche se forse non per tutti i palati. Di certo non hanno deluso le aspettative dei molti che sembrano essere venuti appositamente per goderseli.
Dal canto loro i Whiskey Ritual non hanno certo bisogno di presentazioni: attivi dal 2009 e formati da musicisti già coinvolti in band note del giro metal nazionale, potrebbero essere il frutto di un malsano incrocio tra Darkthrone e GG Allin. Perfetti per un tour insieme a Midnight e Nunslaughter, scaldano l’atmosfera in questa folle quanto riuscita altalena tra estremismo e momenti più rilassati che connota l’odierna giornata.
Arriviamo così ad uno dei set più attesi, uno dei nomi storici presenti oggi e di sicuro un personaggio che suscita grande curiosità, parliamo ovviamente di Doyle (Misfits) che non concederà peraltro nulla al suo passato e si concentrerà solo sulla sua band e sui dischi a suo nome. Ammetto di non essere un grosso conoscitore della sua discografia solista ma il concerto ha divertito con uno strano rock’n’roll punk a cavallo tra Danzig, T.O.N. e Electric Frankenstein che il pubblico sembra gradire e che porta in dote una buona dose di “cafonaggine” (mi si passi il termine) da stereotipo italo-americano very New Jersey.
Dopo di loro, in un continuo rimbalzo tra i due palchi posti in due aree separate per evitare le attese dei cambi, è la volta degli Horror Vacui – altro nome di casa qui a The New Noise – che sfornano un concerto da manuale in grado di colpire nel segno, a dimostrazione della bontà della loro intuizione, quella di creare un personale mix definibile come death-punk per come sposa due anime distinte ma in fondo complementari. Mai banali anche gli interventi tra un brano e l’altro con tanto di applauso alle nuove leve presenti in prima fila, finalmente un po’ di gioventù oltre a noi vecchi che seguiamo la band dagli inizi. Grande atmosfera e brani di sicura presa che la platea apprezza e segue con trasporto un’esibizione a fuoco e tra le più riuscite della giornata.
Claudio Simonetti, altro big del giorno, non ha bisogno di presentazioni, tanto che sotto al palco si raduna una folla cospicua sin dalle prime note. I suoi Goblin vedono in azione Cecilia Nappo (basso), Daniele Amador (chitarra) e Federico Maragoni (batteria), i quali oltre a dimostrarsi all’altezza delle tastiere del maestro donano all’occorrenza la giusta spinta ai pezzi estratti dalla discografia della band, compresi ovviamente quelli dei film di Dario Argento. Il pubblico è rapito e segue con attenzione l’alternanza di momenti più prog, impennate rock e atmosfere tra onirico e horror, inframezzati dalle parole di un Simonetti evidentemente soddisfatto dall’accoglienza e anche divertito. Non manca ovviamente il tema di “Profondo Rosso” a fungere da climax dell’esibizione con una stesa di smartphone pronti a catturare il momento.
Sembrerebbe ormai calata la quiete sul festival, ma basta il primo accordo dei Raw Power per spremere le ultime energie rimaste e riportare il pit a livello di guardia, tra stage diving, singalong e pogo (anche se poi di pogo non si tratta tecnicamente, ma più esattamente di slam dancing, ma ok). La band è carica e l’energia che si riversa su un pubblico in teoria ormai sfinito è tale da creare una vera e propria onda d’urto. Ho già visto varie volte i paladini della prima scena hc italiana in azione su un palco, ma questa sera sono davvero travolgenti e sembrano carichi come molle anche grazie alla risposta entusiasta dei presenti. Poco da fare, si può obbiettare sugli anni che passano e su altri mille cavilli, ma quando il tiro è questo non si può che inchinarsi e godersi la botta che questi signori sanno ancora rilasciare. Davvero il finale che il festival si meritava e che ci fa tornare a casa soddisfatti.
Inutile dire che per la prossima edizione faremo di tutto per presenziare dal primo giorno, visto che ormai parliamo di uno dei festival più interessanti e ben organizzati della penisola, tanto da aver tenuto testa anche alle più avverse condizioni climatiche nella giornata di venerdì. La varietà delle proposte, la gentilezza dei ragazzi dello staff, i molti banchetti di distro, etichette e case editrici, la buona sistemazione logistica del posto con tanto di campeggio e l’atmosfera conviviale fanno il resto per assicurare la riuscita del tutto.