FRANCESCO SERRA, Untitled
Francesco Serra, sardo, è (era?) attivo come Trees Of Mint e, visto il suo stile particolare, si occupa di sonorizzazioni e colonne sonore. Ha lavorato anche con Francesco Brasini, il che può dare un po’ l’idea di come imposta i suoi dischi, dato che entrambi hanno in comune un’estrema essenzialità. L’album omonimo (il secondo) di Trees Of Mint era stato dato alle stampe nel 2012 da Trovarobato e in copertina aveva dei licheni, così come mi pare abbia questo “untitled”, uscito a nome del suo autore per Fratto9: ciò accade perché Francesco è ispirato dalla costa occidentale della sua bellissima e quasi incontaminata regione. Alla fine, se non dai un titolo ai pezzi, né al disco, né cerchi più melodie o strutture, è perché ritieni che il suono possa parlare da solo e rappresentare un paesaggio nel quale trovare sempre qualcosa di nuovo, nonostante sia in apparenza immutabile, per questo forse come controparte visiva scegli delle opere d’arte naturali “involontarie”, formatesi con calma nel tempo. In quest’ultima cassetta, composta da due pezzi di un quarto d’ora ciascuno, non c’è solo una chitarra elettrica le cui vibrazioni diventano fantasmi, ma anche un rullante che sembra avvicinarsi e allontanarsi dall’ascoltatore, suonando come fosse uno sciame di insetti orribili. Non è nelle intenzioni di Serra sviluppare queste idee/intuizioni/scoperte, perché appunto la sua metodologia non lo prevede. Quest’anno abbiamo sentito Emptyset, Erek, Olla e altri andare alla radice del suono (o del ritmo), senza troppa sceneggiatura intorno: qui ci stiamo avvicinando al grado zero, un territorio che – a pensarci bene – è quello dove si muove chi segue sia Fratto9 (c’è anche Francisco López in catalogo), sia tutti quegli artisti e realtà menzionati nella recensione. Si tratta di una cerchia di ascoltatori numericamente ridotta, ma che almeno si compra ancora i dischi…