FRANCESCO SERRA, Guest Room

Ho già parlato più volte di Francesco Serra e pensavo che non l’avrei più fatto, perché credevo di aver finito il vocabolario per descrivere il suo approccio asciutto, essenziale. Passo la palla per una volta ad Angelica, che produce questo album: Francesco Serra, chitarrista ricercatore già noto con lo pseudonimo di Trees Of Mint, continua l’esplorazione timbrica ed espressiva sulla chitarra con questo nuovo album, realizzato durante una residenza ad AngelicA ­- Centro di Ricerca Musicale – Teatro San Leonardo di Bologna nel marzo 2021. Nel cuore delle tre tracce che compongono Guest Room, oltre al particolare uso degli strumenti, vi è infatti lo spazio stesso con le risonanze naturali dell’architettura e la sua peculiare risposta acustica. Nulla che già non si intuisca dai miei pezzi precedenti, eppure non ho voluto tacere di come con niente e contro ogni buon senso abbia tirato fuori un paio di passaggi “melodici” commoventi, semplicemente stendendo all’infinito il suono di una chitarra elettrica e di tre rullanti. Ci fosse stato Daniel O’Sullivan con il Rhodes, avrei pensato di ascoltare il seguito di Deep In Ocean Sunk The Lamp Of Light (VHF Records, 2006), primo disco insonne e notturno degli Æthenor (Stephen O’Malley, Daniel O’Sullivan e Vincent De Roguin), che tra gli strumenti utilizzati elencava anche “Room”, la stanza dove i tre avevano improvvisato a lungo prima di passare in studio a post-produrre (a proposito di “rooms” e uso degli spazi, sarebbe bello mettere vicino a questo lavoro anche Concrete di Jason Van Gulick, uscito nel 2018 per Consouling). Ho provato la stessa inquietudine di ormai una quindicina di anni fa, ho cominciato a guardarmi intorno per vedere i fantasmi di tutti quelli che ho ucciso, ma – come accennavo – soprattutto per merito di quel paio di passaggi malinconici iniziali sono rimasto intrappolato dentro alla Guest Room.

Date una chance a Francesco Serra.