FRANCESCO LURGO, The Gentle Whale

Francesco Lurgo, dopo l’esordio Sleep Together Folded Like Origami di due anni fa (senza dimenticare l’esperienza FLeUR condivisa con Enrico Dutto), sposta l’ambientazione al mare, con un suono che può essere delicatezza enorme e sonnolenta ma anche scossa ad ondate. Questi due poli sono ben rappresentati dall’inizio dell’album: i fraseggi elettronici ben si intercalano con le chitarre, dando luce a brani drammatici ma allo stesso tempo lievi, come la bellezza di un paesaggio innevato per un viandante allo stremo. Il tocco è leggero, unione fra post-rock e neoclassicismo dove questo va ricercato in una musica sacrale, votiva e allo stesso tempo illuminata. Poi squarci sottili aprono le volte e si torna a cielo aperto, “Blind Cinema” come stratagemmi in grado di catturare l’attenzione creando tensione. La title-track, balena gentile, chiosa come la miglior letteratura per l’infanzia, profonda e sorniona. In “Calypso Deep” salgono addirittura echi spiritici, come se il fantasma dei Goblin apparisse in filigrana da sponde caraibiche spoglie e disseccate. Poi di nuovo suono aereo e ceruleo prima di immergerci alla ricerca della “Laminaria Pallida”, che sembra invero catapultarci in un flashback quasi anni ‘80, tra elettronica povera e nastri, prima di prendere una deriva carezzevole e leggera, come un corpo sostenuto dalle onde e dalla corrente. È un dolce naufragare quello che ci provoca la musica di Francesco Lurgo, autore di un disco che ben si sposa con il cambio di stagione e con una visione musicale che riesce ad essere universale, creando paesaggi indotti dai suoni e trasportandoci in loco, sedotti dal tocco del suo autore.