FRANCESCO GUERRI, Su Mimmi Non Si Spara!
Il titolo dell’ultimo disco del violoncellista Francesco Guerri si riferisce alla reprimenda della moglie nei confronti del proprio figlio maggiore impegnato in un assalto alla pistola ad acqua ai danni del piccolo di casa: la musica di Guerri è imprevedibile come solo i bambini sanno essere, capace di invenzioni e sterzate figlie del suo stile peculiare, di accordature eterodosse e di un utilizzo dell’effettistica che spinge al limite le capacità espressive di uno strumento che, per la sua timbrica, non di rado trova impiego anche al di fuori della musica colta.
Partendo da una formazione classica, il violoncellista romagnolo si è poi spostato verso altri territori, dedicandosi in maniera sempre più approfondita all’improvvisazione, lavorando per il teatro d’avanguardia e misurandosi con il free jazz o l’avant rock, come nel caso della collaborazione con Carla Bozulich, che lo ha voluto nei suoi Evangelista: quest’ultimo disco appare un po’ come la summa della sua ricerca stilistica. Degli undici brani, tre sono stati composti per il teatro: la dolente e melanconica ouverture “Lucy”, fatta di contrappunti in dissonanza, e le due tracce, solenni e tragiche, dedicate a personaggi danteschi, un “Ciacco” nervoso e umorale e un “Minosse” che sembra quasi cantare la propria folle crudeltà, beandosene. La title-track costituisce un buon campionario delle abilità di Guerri, senza scadere nel virtuosismo, anzi mettendo ben in evidenza le imperfezioni, un incespicare dal piglio tanguero a tratti sublime. “Viola” e “Medusa” sono frutto di accordature alternative, interessanti esplorazioni di particolari intervalli armonici, in “Paper” trova spazio il violoncello “preparato”, il cui suono è stato modificato con strisce di carta e clip metalliche fra le corde, poi l’affabulare confuso di “AFK”, un inventarsi discorsi sonori che sembrano accavallarsi fino a perderne il senso. Si lambiscono territori rock, con i riff pseudo-chitarristici di “Mimmi Resisti” e “My (Ha)nd” (originariamente scritta proprio per la collaborazione con la Bozulich), in cui il suono del violoncello viene radicalmente alterato grazie all’uso di pedali per chitarra.
Rimane difficile incasellare un disco come questo in un genere preciso (su Discogs è catalogato addirittura come contemporary jazz: nulla di meno azzeccato) e questa, come spesso capita, è cosa ottima: pubblicato da RareNoise Records, cd e lp.