FRANCESCA BONO, Crumpled Canvas

Le tele stropicciate di Francesca Bono ci trasportano ai lati più reconditi dell’autunno: insieme compongono un lavoro di cantautorato caracollante ed oscuro.

Sostenuta da Mick Harvey e da una banda di strumentisti, Francesca mette di suo le storie, il sangue e il ritmo, lungo un solco livido e scoperto come un nervo, un corpo segnato dalla vita. La sua voce richiama il legno e la luce, come se si aprissero le stanze consunte di certe produzioni Perishable per far entrare i raggi spettrali di una Mulholland Drive. Gli Stati Uniti non sono una meta né un vezzo, bensì l’immagine di un tempo compresso dentro il quale si affastellano storie sfiorite e disseccate. “The Trick” trotta intensa per radure dove sembra non cresca più nulla e Francesca si staglia come figura madre all’orizzonte. Disco molto suggestivo, Crumpled Canvas segna una fase di maturità inquieta per l’artista bolognese, che va ad accompagnare idealmente figure che hanno visto i propri giorni migliori molti anni fa, pensiamo a certi Gallon Drunk, Bad Seeds, a Julee Cruise e agli Elysian Fields… ecco, è quella la risma nella quale prende posto, il momento dimesso e intenso dopo la furia del rock’n’roll. Con lei Vittoria Burattini, Egle Sommacal, Marcello Petruzzi, Silvia Tarozzi e Alain Johannes, che assecondano il suo navigare per acque scure, con testi ficcanti e personali. Prendiamo “Bologna’s Bliss And Conversation”: quel che ripercorre non è serenità, bensì un senso amaro che parla di maturità e vie sbagliate corrette cammin facendo. Crumpled Canvas ha i crismi del disco di svolta, soprattutto per un’artista che lo scorso anno ha prodotto, insieme a Burattini, un album imprescindibile per comprendere come suonare musica personale e libera oggi, anche in Italia. Qui Francesca gioca con un pop cantautorale di ottima fattura quando amplia i toni come in “Raging Fire”, a riprova che, illuminando il proprio operato, l’incantesimo non si smonta. “Fracture” conferma quest’impressione, sposando un testo intenso e viscerale a un’aria fruibile ed orecchiabile.

La sensazione, giunti al termine di Crumpled Canvas, è che Francesca Bono sia in grado di fare quel che vuole musicalmente, anche uscire da un sentiero seminato con dovizia e attenzione: starà a lei scegliere come percorrere le strade sonore che la circondano, di certo in quest’autunno la sua tela sarà un rifugio per molti di noi.