Forma – Free Music Impulse XI, 13/9/2020
Udine, Parco Sant’Osvaldo. Foto di Erin McKinney.
Che le circostanze attuali non siano favorevoli alla programmazione e realizzazione di eventi musicali lo si è capito (molto bene) e fossilizzarsi su questo tema non è certo lo scopo di un live report. Forma – Free Music Impulse giunge all’undicesima edizione scontrandosi inevitabilmente con le inclementi dinamiche igienico-sanitarie che ben tutti conosciamo, uscendone ridimensionato nei contenuti ma, in qualche magico modo, rinnovato in quell’atmosfera avvolgente che è forse vero marchio di fabbrica dell’associazione tarcentina Hybrida.
Hybrida è (ancora) sinonimo di nomadismo e nel corso degli anni ci ha abituati ad un capillare viaggio nel territorio friulano e giuliano, proponendo eventi ed incontri sia in contesti “usuali” (teatri, circoli…), sia in spazi meno canonici (grotte di Villanova, laguna di Marano, tanto per citarne due). Per questo incontro a nome “Free Music Impulse”, la scelta ricade su un luogo (forse “il” luogo) significativo per eccellenza, carico di storie, di incontri e suggestioni: il Parco di Sant’Osvaldo, a Udine. Nel passato sede di un Ospedale Psichiatrico (del quale porta ancora indelebili segni e architetture), sta vivendo ora una legittima e, purtroppo, difficoltosa (ri)appropriazione da parte di soggetti e associazioni socio-culturali fra cui troviamo anche, direttamente e indirettamente, Hybrida Space.
Forma XI è connubio audio/video. Sul “palco” si alternano Kinomanual, duo elettronico/visivo dalla Polonia e i neoformati Black Bassa (dalla bassa Friulana, appunto), quest’ultimi accompagnati dal progetto di videoart “Wanda Lumen”. Ma in realtà è l’intera venue a risuonare di immagini: il collettivo ibrido da anni propone light show di impatto, depositando su edifici e presenti proiezioni sognanti evocate da diapositive sovrapposte, geometrie cangianti, tavole anatomiche e chi più ne ha, più ne metta. Lo spettatore è realmente immerso in un teatro di immagini che muta con il progredire della serata.
La prima performance è a carico dei polacchi. Sul loro tavolo un miscuglio di sintetizzatori, drum machines, noise boxes, computer e proiettori. Quello che ci viene proposto in una quarantina di minuti è un teatro sonoro suggestivo in cui immagine e suono si mescolano fino a confondersi. Pulsazioni dark ambient si coagulano in beat proto-techno per poi perdersi nuovamente in territori al limite del field recording. Tutto condito da un lavoro visivo complesso, collage di varie fonti, che rende davvero tridimensionale la performance, aggiungendo nuova prospettiva alla musica (e viceversa ovviamente).
Compaiono sul palco i Black Bassa, trio composto da personalità conosciute nell’ambiente musicale free/elettronico/jazz friulano: Andrea Gulli all’elettronica, Paolo Pascolo ai fiati e all’elettronica e Predrag Pijunovic al tapan e percussioni varie. Per loro stessa ammissione il gruppo è più che neonato e ha all’attivo solo poche prove. Vero, alcune incertezze dipendono dal bagaglio ancora leggero d’esperienza, ma in realtà i momenti deboli vengono stemperati nel complesso di una performance solida e interessante. La reiterazione di loop (campionamenti di percussioni o sequenze elettroniche varie) è il fulcro della proposta su cui si innestano variazioni psichedeliche (abile uso, da parte di Pascolo, dei suoi fiati “aumentati”, già visti all’opera in altre formazioni e progetti) e, soprattutto, veri momenti di free radicale in cui anche il tapan perde la sua funzione ritmica per acquisire un ruolo sonoro più esteso. Il tutto accompagnato dalle immagini del progetto “Wanda Lumen”, rispetto a Kinomanual forse meno integrate con la controparte musicale, ma non per questo meno efficaci, soprattutto nei momenti più “liberi”.
La serata prosegue con dj set targato Hybrida: danze scatenate fra le luci e le proiezioni del collettivo.
Per concludere ricordiamo che, nel pomeriggio, il festival ha ospitato un incontro-dibattito con i protagonisti “audiovisivi” della serata (Wanda Lumen, Kinomanual e Hybrida); un’occasione per addentrarsi nel rapporto fra immagine e suono e per discutere (oltre a toccare con mano) le tecniche e le soluzioni per ottenere un connubio multimediale suggestivo. Anche in questa edizione (purtroppo) ridimensionata, si conferma la volontà di associare allo spettacolo momenti di incontro e formazione.