FORMA, Physicalist
Dopo essere partiti da Spectrum Spools, i tre americani Forma approdano su Kranky, con il polivalente John Also Bennett in sostituzione di Sophie Lam, un cambio che forse è ciò che ha permesso loro di utilizzare strumenti diversi dai sintetizzatori (ad esempio flauto e piano) nella seconda parte del disco. Nonostante questo rappresenti un tentativo intelligente di sopravvivere ed emergere evolvendosi, i Forma non si accorgono che continuano a essere troppo bravi ed educati. Che si mettano a tributare il kraut oppure i minimalisti americani e inglesi (come giustamente viene fatto già notare altrove), in Physicalist si finisce sempre per assistere al ragazzo per bene che fa contenta la maestra, ma che non dà un taglio personale a quello che sta raccontando. A danneggiarli poi ci pensa l’ammassarsi di dischi-revival della prima elettronica, che in alcuni casi (certe cose su etichetta Umor Rex, ad esempio) nella loro semplicità hanno poco da invidiare a Physicalist, più discusso in giro perché su di un’etichetta con visibilità maggiore.
Il disco non è malvagio, ma è anemico.