FLEUR, Caring Abut Something Utterly Useless [+ full album stream]
Chitarra ed elettronica: da qui partono Enrico Dutto e Francesco Lurgo, o se preferite i Fleur (stilizzato “FLeUR”). Non sono Fennesz, né Ben Frost, né il primo Tim Hecker, anche se il comunicato stampa fa alcuni di questi nomi. Un buon indizio sulla loro identità musicale è la presenza di Emilio Pozzolini dei port-royal come produttore. Il sound cercato dai Fleur, infatti, assomiglia a quello dei port-royal prima che si buttassero su roba ballabile: post-rock e ambient, insomma, quindi Kranky e Labradford (o Pan•American) per certi versi, ma l’arcipelago all’interno del quali navigano – come si sa – è talmente ampio che questo è solo uno dei possibili collegamenti.
La mezzora di Caring Abut Something Utterly Useless (secondo full length per loro) dice anzitutto che a malinconia non li batte nessuno, merito soprattutto dello strumento a corda e del piano. A volte, l’elettronica serve ad allestire atmosfere e paesaggi sonori, in altri casi è spostata più in primo piano, in modo quasi sempre efficace: quasi sempre, perché secondo me si può far meglio, non nelle ottime parti ambient/noise, ma in quelle più ritmiche: per capirci, il crescendo rumoroso di “A Lowest Tide” è impeccabile, così come quello di “My Battery Is Low And It’s Getting Dark” (per non parlare delle asperità di “For Pierre Brassau”), ma i loop di “Narcissus’ Scream” paiono un po’ prevedibili. Del resto, se scrivessi che è tutto perfetto, non sarei credibile e nessuno ascolterebbe il disco disco: adesso qualcuno sarà curioso di sentirne le parti buone.
C’è potenziale, indubbiamente.