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FLESHTEMPLE, Initiation

Initiation

Ah, qua sì che mi sono divertita! 

I Fleshtemple, dal New Jersey, USA, sono brutti, pesanti, grezzi da morire e cattivi, totalmente “old school” e, soprattutto, bravi a mescolare generi e tirar fuori dei brani ibridi capaci di agganciare i rispettivi fan. L’ep che li ha lanciati definitivamente, questo Initiation, non dura neanche quattordici minuti, distribuiti su cinque tracce. È breve, ma incendiario. Poi, dopo che ci si riprende dalla fiammata, ci si rende conto di in quanti modi sanno suonare, bene, questi quattro ragazzotti.

La band ha uno stile in generale ascrivibile al metallic hardcore punk o meglio, al blackened punk, poiché dichiara amore totale per il black metal vecchia scuola, tipo Hellhammer, Bathory, Mayhem, che mette fianco a fianco ai Black Flag e al crust punk feroce scandinavo e giapponese. Suoni grezzi, chitarre distorte, voce come carta vetrata sulla pelle scottata, e tanta ferocia da tenere imbrigliata con tecnica ed inventiva, anche se i Fleshtemple in realtà non inventano niente. E neanche vogliono. Il black metal, grezzo e furioso, domina incontrastato nei brani “Sigil” e “Stump”. In “Sigil” si entra ed esce agevolmente dal black metal e dal punk come al luna park (grande performance del batterista…), mentre “Stump” è puro pathos nordico, quasi religioso, una carica di blastbeat e chitarre ruggenti senza respiro.

Questo gruppo di ragazzi, che suonano insieme dal 2007, non si limita a mescolare il “trve” black metal barbaro e l’hardcore vecchia scuola. In Initiation i Fleshtemple infilano anche una dose corposa di puro doom distillato, e retrò. Una dose che permea almeno due delle cinque tracce, “Fever” e “Blood Oath”, che sono, infatti, anche le tracce più lunghe dell’ep. Qui la band lascia clamorosamente da parte i tempi frenetici e i ritmi sincopati e compone litanie grezze, morbose ed occulte, che giustificano la grafica stregonesca della copertina del disco. Così, in “Fever”, i Fleshtemple creano un ibrido tra Celtic Frost e Cathedral, anche grazie all’uso dell’organo. Anche se verso la fine della traccia c’è modo di richiamare le radici punk, accelerando e adottando dei riff tra punk ed heavy metal satanico alla Venom, l’impatto di “Fever” è quello del doom occulto. L’ep si chiude con la marcia funebre di “Blood Oath”, nella quale partono con accordi da Saint Vitus, ma arrivano quasi a lambire lidi funeral doom: troviamo ripetitività ossessiva, pesantezza soffocante, un suono quasi lamentoso delle chitarre e il rantolo ultraterreno del cantante. 

Ci sono un po’ di vecchie tracce (2011) sulla pagina Bandcamp della band, ancora più grezze di quest’ep, nelle quali la band ha provato anche a fondere crust punk e death metal. 

Initiation è uscito in vinile nel giugno 2013 tramite l’etichetta indipendente americana Free Cake e i Fleshtemple sembrano proprio essere la rivelazione dell’anno, un po’ come lo sono stati prima di loro gli Ilsa, con il loro stile ibrido death/doom/crust, e i magnifici doom-punk o “scuzz rockers” Satan’s Satyrs. 

Che dire, speriamo di continuare a farci venire il mal di collo anche con i Fleshtemple! 

Tracklist

01. Ancient Leaf
02. Sigil
03. Fever
04. Stump
05. Blood Oath