FIORINO, L’Esca Per Le Acciughe
Incastri e ispirazione tra le parole.
Ligure, ma trapiantato a Bologna da tempo, Matteo Fiorino mostra di avere talento. Pensate a quei menestrelli che vi capita d’incontrare per strada nelle passeggiate domenicali con la vostra ragazza. Ecco, lui potrebbe essere uno di quei personaggi, che cattura la vostra attenzione dopo che avete digerito le tagliatelle. Scherzi a parte, ci viene da pensare a tutto ciò visto che la poetica di Matteo ci è vicina anche per ragioni geografiche, ma questo poco importa.
L’ep scorre liscio come l’olio, forte di canzoni scritte bene e arrangiate meglio. I testi sono interessanti, fate caso in particolare a “Borghesia Napoletana”, delicato stomp blues dove si racconta di una specifica categoria di persone con la quale evidentemente il cantautore s’è dovuto confrontare. Ogni fine settimana porti in mare la tua tana e dai fuoco alla città. Sei devota ancora al pene ma aggiornata a crudité, prendi a schiaffi la miseria mentre con la faccia seria sfiori appena il tuo buffet. Pare infatti che faccia il marinaio l’estate per sbarcare il lunario e, visto come racconta di abitudini e fa considerazioni, deve avere l’orecchio fino e l’occhio attento. Il brano è apice di un disco che già dice abbastanza bene dove Matteo vuole andare a parare.
Colpisce in particolare il modo sornione di porsi, che stride all’apparenza con i testi, spesso cinici e in odor di metafora (la title-track accompagnata da un arrangiamento raffinato). Non a caso il lavoro si chiude con “La Giusta Misura”, un trotterellare felice nell’avventura di un uomo che non sta mai fermo. Lo ribadiamo, allora: il ragazzo si farà strada, glielo auguriamo proprio.