Figli di un esotismo minore: intervista a Luigi Monteanni e Matteo Pennesi di Artetetra
Nel disorientante nuovo contesto di un mondo che sta furiosamente riterritorializzando se stesso, il cosmopolitismo a cuor leggero e la curiosità eterodiretta che caratterizza Artetetra e i suoi spiriti affini iniziano ad apparire non solo validi, ma valorosi.
Simon Reynolds su The Wire, giugno 2017
Suonavate già insieme nei Babau e nei Tetuan, cosa vi ha spinto a tirare su Artetetra?
Luigi: Di base io stavo partendo per un anno proprio quando il nostro primo ep (Papalagi dei Babau) era finito. Un po’ il fatto che non ci andava di mandare mille mail a mille etichette e che volevamo gestire l’uscita con le nostre mani, un po’ il fatto che dovevamo trovarci qualcosa da fare mentre eravamo a distanza e ultimo, ma non ultimo, la nostra intenzione di dare un nome e un’identità a tutte le piccole cose che facevamo già: organizzare piccoli concerti e festival, così come promuovere una limitata base di musicisti che conoscevamo e che volevamo supportare. Sicuramente c’era, anche se non espressa, la volontà di entrare in contatto in modo più diretto e completo con musicisti, etichette, locali e stampa cartacea e virtuale. Anche solo per poter capire dall’interno come funziona tutta questa cosa dell’underground.
Matteo: Siamo stati molto influenzati dall’Onlyfuckinglabels, festival di etichette indipendenti che si svolge a Macerata, curato da Edoardo e Cristiano (Tetuan). È lì che abbiamo cominciato a conoscere i gruppi e le etichette che gravitavano attorno a questa scena, quindi abbiamo pensato che in fondo valeva la pena provare a stamparci da soli delle uscite nostre e di qualche amico. Alla fine ci siamo rimasti così tanto sotto con questa storia delle cassette che non abbiamo fatto più uscire nulla di nuovo con Babau.
C’è un’etichetta a cui guardavate o guardate ancora come modello?
Di sicuro Not Not Fun e Sun Ark. Con il tempo chiaramente abbiamo scoperto e apprezzato anche un sacco di altra roba differente che ha cambiato un po’ il modo di concepire le uscite e la scelta degli artisti. Pensiamo ad esempio a: Discrepant, Das Andere Selbst, Kraak, Stenze Quo e tantissimi altri.
Ci sono altre realtà discografiche in Italia a cui vi sentite vicini?
Luigi: A livello di musica probabilmente no. Nel senso che per trovare cose che ci ispirano o a cui ci possiamo accostare, dobbiamo guardare fuori dall’Italia ancora, ma anche fuori c’è poco. Sicuramente per ciò che riguarda lo spirito e l’interesse verso la musica e le diverse attività che essa comprende e comporta ci sono Boring Machines, Old Bicycle Records (ne piangiamo la chiusura), Yerevan Tapes, i brodaz di Communion, Maple Death Records, Hundebiss, Non Piangere Dischi e HYSM?. In zona Marche segnaliamo Bloodysound Fucktory e Weird Tapes Rekords: forse le uniche che come noi dalla provincia più oscura e seppellita cercano di spacciare roba estrema porta a porta.
Matteo: Abbiamo fatto delle uscite in collaborazione con Weird Tapes, Boring Machines (Adamennon, Le Nove Ombre Del Caos) e Old Bicycle Records (Futeisha, Alegrìas Y Duelos De Mi Alma), quindi penso che in un certo senso sia stato stipulato un “patto di vicinanza”. Aggiungo alla lista di Luigi No-Fi Recordings e Gang of Ducks.
Provenite dallo stesso background musicale? Quali sono i vostri dischi del cuore?
Luigi: Proveniamo da background diversi pur suonando insieme da quando avevamo quindici anni. Io vengo dal metal: quello fortissimo ed estremo. Se dovessi nominare tre dischi del cuore (tra i mille), direi Eluvium – Copia, Group Inerane – Guitars from Agadez vol.3 e Ethiopiques vol.3.
Matteo: Io ho studiato pianoforte al conservatorio per parecchi anni. Per quanto riguarda i dischi del cuore direi The Velvet Underground & Nico, Ancient Romans di Sun Araw e Untrue di Burial.
Come etichetta vi distinguete per lo sguardo internazionale, per un lavoro di ricerca diretto verso paesi e realtà musicali poco frequentate: come scegliete le cose da pubblicare?
Grazie per il respiro internazionale! Ci piacerebbe davvero fosse così. In realtà è quasi sempre avvenuto tutto con naturalezza attraverso gli ascolti, le documentazioni, l’amico dell’amico conosciuto su internet che ha un progetto pazzesco, l’intelligenza artificiale. In genere, a parte l’attitudine e la musica, che ci deve sempre piacere al primo posto, ciò che apprezziamo è un approccio misto e mutante alla musica che possa riguardare “l’esotico” nel senso più ampio del termine. Non è tanto la musica esotica con la “e” maiuscola che ci interessa, quanto più la possibilità per una determinata musica o serie di suoni di essere resi e percepiti come estranei, alieni e non familiari. Ci piace la musica che riesce a situarsi all’interno di un posto immaginario diverso da ogni altro senza diventare uno scherzetto parodico fine a se stesso. In ultimo cerchiamo di scegliere cose che possibilmente suonino strane senza essere pesanti ed estreme e senza essere pretenziose. Di base pubblichiamo roba con cui ti puoi fare le canne.
Pubblicate quasi esclusivamente su cassetta: è una scelta dettata più da motivazioni di carattere estetico, pratico o che altro ancora?
Un misto di tutto ciò. Chiaramente si è iniziato su cassetta in quanto unico formato che ci permetteva di licenziare uscite in tiratura super limitata e assolutamente DIY per mancanza di soldi e volontà di tastare il terreno con calma senza lanciarsi in meccanismi che non comprendiamo ancora bene e senza doverci confrontare con vinilifici in Polonia che ci avrebbero stampato 500 copie per cifre che ancora non possediamo. Per noi sarebbe tutt’ora quasi impensabile poter stampare un vinile rischiando di non riuscire a venderlo. Inoltre crediamo che la cassetta (per quanto assurdo possa sembrare) sia ormai l’unico formato con un senso proprio. A parte la possibilità di includere download codes che permettono di piratare la copia su cd e pennette destinati a finire nelle macchine e computer dei vostri migliori amici, la cassetta ha un calore medioso dei suoni tutto suo che giova ad alcuni tipi di uscite. Oltre a ciò permette di ascoltarsi l’album subito dopo averlo preso (ammesso che giriate sempre con un walkman come sarebbe giusto che fosse) nonché includere tracce bonus e ghost tracks varie che su cd e vinile verrebbero subito rintracciate. In ultimo, vengono pubblicate su vinile un sacco di cose che non varrebbe la pena tirare fuori in un formato così serio. Perché dovrei comprare in vinile una cosa che fa schifo in digitale? Troviamo che per lo meno la cassetta abbassi la serietà dell’uscita senza danneggiare la serietà della musica. Potenzialmente faremmo sempre cassette, è comunque vero che molte delle persone che speriamo un giorno di poter pubblicare non farebbero mai un’uscita in cassetta per ovvie e legittime ragioni monetarie e di pubblicazione, e una cassetta, per ciò che riguarda le recensioni, viene raramente presa in considerazione tanto quanto un vinile. Stiamo a vedere.
Simon Reynolds ha speso su The Wire belle parole per voi. “Retromania”, il suo libro più famoso (ormai di qualche anno fa), individua nella nostalgia e nello sguardo al passato, al di là di ogni connotazione, il carattere predominante nella musica dei nostri giorni: secondo voi è ancora valida come chiave di lettura?
Crediamo che la visione di insieme di Reynolds sia abbastanza precisa, consapevole e coerente. Sicuramente una chiave di lettura interessante di alcuni fenomeni riguardanti la musica, la cultura contemporanea e – perché no? – il senso del tempo che si esprime attraverso di esse. È anche vero che questo tipo di concetto si basa in larga parte su un certo tipo di filosofia e cultura post-strutturalista con cui la nostra generazione è attualmente fissata e che in parte non sta facendo bene. Parlare sempre della stessa roba nello stesso modo conduce a un pensiero saturo e stagnante e impedisce di pensare alle cose in modo nuovo. Ci sono tanti fenomeni che a un certo punto smettono di pensare alle cose, alla musica e alla cultura in termini di tempo, di retro e avanguardia. Musica futurista e musica passatista. Oltre al fatto che la visione di Reynolds si applica a un determinato campo della pop music e non della storia della musica in generale. Mentre alcune persone ascoltano i Beatles pensando che la musica del passato sia la migliore in assoluto, c’è gente che dall’altra parte del globo pensa a questo tipo di musiche come roba moderna o che addirittura non ascolta per nulla roba del genere proprio perché è troppo vintage. È tutto un fatto di prospettiva culturale. Forse globalmente dovremmo smettere di interessarci solo a quello che accade alla nostra cultura, musicale o non che sia, e cominciare a pensare che per alcuni quello di cui parliamo è letteralmente incomprensibile.
A coronamento di uno splendido 2017 ci sarà la vostra partecipazione al Club 2 Club: c’è qualcuno fra gli ospiti dell’edizione di quest’anno che vedreste bene su Artetetra?
Sicuramente Jlin, che per quanto possa essere etichettata come musica futuristica, ha tirato fuori un disco che sembra una colonna sonora in 16 bit di qualche gioco dello SNES, Visible Cloaks per il sound multitimbrico digital-acustico (album bellissimi e i mix che fanno sono ancora più belli, dare un’occhiata al loro Soundcloud per credere), e Yves Tumor per la sua capacità di mischiare soul music e suoni decisamente poco ortodossi. Comunque dubitiamo che chiunque di loro ci si inculi anche solo con la prolunga.
Sono alle prese con la recensione del nastro di Giorgio Dursi che avete pubblicato lo scorso maggio: la poesia sonora rientrava già nei vostri interessi? Possiamo considerarla una deviazione estemporanea dai percorsi consueti di Artetetra? Ci parlate un po’ di questo artista e di come è nata la decisione di pubblicarlo?
Partiamo dall’ultima parte della domanda: Giorgio è un artista, musicista e performer di base a Berlino. Giorgio aveva fatto uscire una cassetta sull’amatissima Das Andere Selbst dello svizzero Elia Buletti (musicista e poeta anche lui a Berlino). Dopo la release aveva chiesto ad Elia se conosceva qualcuno che avrebbe potuto considerare di pubblicare le sue nuove registrazioni. Fortunatamente Elia gli ha dato il nostro contatto e così, dopo un paio di ascolti, abbiamo subito deciso che volevamo farlo uscire. Siamo veramente convinti che la sua sia una cassetta bellissima. Per quanto riguarda l’eventuale deviazione, Giorgio è l’esempio perfetto di ciò che ci interessa fare con le uscite e l’etichetta.
Secondo noi è riuscito a rendere totalmente estraneo e alieno il linguaggio, il parlato e il suono. Non ci piace fare piani per quanto riguarda le uscite. Nonostante ci riteniamo in primis diretti verso la sperimentazione concernente l’exotica, non vogliamo precluderci strade verso cui siamo prima di tutto curiosi.
Potete anticiparci qualcosa sui prossimi progetti di Artetetra?
Se Dursi è una deviazione estemporanea dai nostri percorsi consueti, le prossime uscite andranno in una direzione completamente opposta. Infatti ad ottobre usciranno le prime due cassette di una nuova collana che si chiamerà FT4BHL, semplice e simpatico acronimo per “Functional Tools For a Better House Living”. Si tratterà di una serie in cui la musica è il prodotto di uno studio volto ad aumentare le prestazioni in determinati lavori domestici. Le prime due riguarderanno l’arte di lavare i piatti e i due candidati a questo lavoro di ricerca socio-musicale sono Dj Balli e Shit&Shine. I lavori sono in fase conclusiva e speriamo di stamparli in tempo per il Cassette Store Day. Poi arriverà il momento di qualcosa di nuovo dei Babau, ci vorrà tempo ma arriverà. In questo momento stiamo lavorando a un progetto iniziato lo scorso anno a Bologna chiamato “Giardino Magnetico” e portato avanti in collaborazione con altre realtà bolognesi (Gallleriapiù, Islands, Communion e Oh Cristo! Webradio). L’anno scorso ci siamo occupati di organizzare serate a cadenza mensile dedicate a un certo tipo di sonorità in linea con la nostra visione collettiva di ricerca artistica e musicale all’interno degli spazi della Gallleriapiù. Quest’anno il Giardino Magnetico diventa anche un programma radiofonico all’interno del palinsesto di OC!WR e noi come crew porteremo avanti sia l’organizzazione di performance, sia l’attività in radio.