Customize Consent Preferences

We use cookies to help you navigate efficiently and perform certain functions. You will find detailed information about all cookies under each consent category below.

The cookies that are categorized as "Necessary" are stored on your browser as they are essential for enabling the basic functionalities of the site. ... 

Always Active

Necessary cookies are required to enable the basic features of this site, such as providing secure log-in or adjusting your consent preferences. These cookies do not store any personally identifiable data.

No cookies to display.

Functional cookies help perform certain functionalities like sharing the content of the website on social media platforms, collecting feedback, and other third-party features.

No cookies to display.

Analytical cookies are used to understand how visitors interact with the website. These cookies help provide information on metrics such as the number of visitors, bounce rate, traffic source, etc.

No cookies to display.

Performance cookies are used to understand and analyze the key performance indexes of the website which helps in delivering a better user experience for the visitors.

No cookies to display.

Advertisement cookies are used to provide visitors with customized advertisements based on the pages you visited previously and to analyze the effectiveness of the ad campaigns.

No cookies to display.

FEROCITY, The Sovereign

Ferocity

Non ci siamo, non ci siamo. Non si tratta però di manifesta incapacità, perché quello che suonano i nostri danesi ha in realtà molti estimatori, tra i quali però non c’è il sottoscritto. Andiamo con ordine. I Ferocity sono insieme dal 2000, l’esordio è del 2009 e questo è il loro secondo album, con cui sono approdati su Deepsend, etichetta americana che evidentemente ama molto il death metal moderno. E del death metal moderno i Ferocity hanno tutti gli stilemi: suoni di plastica, cassa molto invadente e triggerata e una grossa influenza metalcore. Anche la voce del resto sembra molto processata. Sanno suonare, apparentemente, oppure il batterista è molto bravo a programmare in midi, in questi casi è sempre difficile dirlo: la tecnologia odierna permette questo ed altro. I pezzi si snodano tra momenti attinenti al brutal o, forse, più propriamente alla sua versione odierna, lo slam, parti più groovy in stile Six Feet Under, parti solistiche di chitarra molto melodiche e addirittura qualche riff di ascendenza “Gothenburg death metal”. So che suona già come una recensione molto snob, sarà l’età e l’aver vissuto il death metal già dal 1990 (e questo mi fa ancora più snob, perdono), ma certi passaggi “finti” non li tollero, dato che per me il death metal è sempre associato a una spontanea espressione di violenza, non mediata da banche di suoni per ProTools. E l’influenza metalcore aggiunge solo sale sulla ferita. Fermo restando che chiunque è libero di mescolare la musica come crede, aspettiamo il brutal reggae, il synth hardcore e il gore hip hop, ma questi ritmi sincopati nel death metal personalmente mi fanno l’effetto delle pesche sciroppate sulla pasta al pomodoro: non male per conto loro, ma che tali restino… Voto: sono sicuro che in molti li apprezzeranno, quindi prendete il tutto come l’espressione dei miei gusti personali… sì, ok, è vero, il deathcore è ancora peggio…

Tracklist

01. … And The Rest Is Silence
02. Chain Of Command
03. Human Game
04. Son Of Sam
05. XIIth Legion
06. Abrupt Desolation
07. The Sovereign
08. Blind Disciple
09. No Rest For The Wicked
10. Blood Trophy